8 novembre 2014

La Leopolda vista da un non renziano

[(c) corrirerefiorentino.corriere.it]
La curiosità e l'interesse nella politica. Questi due motivi mi hanno spinto sabato scorso a recarmi con il mio motorino alla Leopolda di Firenze. Ex stazione granducale oggi trasformata in centro fieristico e congressuale tra i più importanti della capitale toscana. Per alcuni, negli ultimi anni, è diventato il sancta sanctorum della “terza via” italiana, il renzismo. Il luogo dove, nel 2010, è nata la scalata al Partito Democratico dell'allora sindaco Matteo Renzi. Quest'anno, più che mai, la Leopolda sarebbe stata sotto i riflettori dei media, essendo la prima volta per la kermesse che vede il suo principale ispiratore come Presidente del Consiglio.

30 agosto 2014

Lo sceicco sanguinario diventato Cavaliere della Repubblica Italiana

(copyright: Bahrain News Agency)
Filippo Barbagli


Poche ore fa, mentre surfavo tra le pagine online di Le Monde, sono incappato in un articolo. Il soggetto era la protesta di alcune ONG per la presenza, sul suolo francese, dello sceicco Nasser bin Hamad Al Khalifa, figlio del re Hamad del Bahrein. Inoltre, riportava sempre il suddetto articolo, il presidente onorario della FederazioneInternazionale dei Diritti dell'Uomo ha chiesto che il giovane sceicco venga perseguito, arrestato ed -in caso- anche giudicato dalle autorità giudiziarie in quanto la Francia ha ratificato varie convenzioni contro la tortura.

12 maggio 2014

Soltanto un’onesta riflessione: un paio di spunti dopo la celebrazione della Vittoria vissuta a Mosca.

(english.pravda.ru)
Roberto Mantero

Il 9 maggio, mentre in Europa si celebrava l’Europe Day e in Italia ricorrevano gli anniversari della morte di Peppino Impastato e di Aldo Moro, in tutta la Russia si ricordava l’annuncio della vittoria sul nazismo, seguente la firma della resa incondizionata della Germania alla fine della II Guerra Mondiale.
Faccio una premessa: da quattro mesi sono in scambio a Mosca, e sono quattro mesi che mi affanno a cercare di farmi un’opinione ragionevole di questo paese, sfuggendo ai facili ottimismi nati dall’osservare una dinamicità (anche se non so quanto duratura nel tempo) sconosciuta in Italia e agli altrettanto scontati giudizi negativi derivanti dall’attuale congiuntura politica internazionale (tradotto: Ucraina; che poi anche qua ci sarebbe da discutere).

27 marzo 2014

¡Viva! ¡Presidente!: La Spagna commossa dice addio ad Adolfo Suarez.

Viola Bruttomesso

E' morto domenica 23 Marzo all'età di 81 Adolfo Suarez, l'uomo che insieme a Re Juan Carlos di Borbone traghettò la Spagna dalla dittatura alla democrazia. Era malato da tempo Suarez, l'Alzahimer se l'era portato via e con lui la sua importantissima memoria storica e il suo spessore intellettuale.

Laureato in Giurisprudenza presso la prestigiosa Università di Salamanca, direttore della Tv franchista dal 1969, successivamente scelto dal Re due anni dopo la morte del dittatore per guidare la Spagna nel suo periodo più difficile, Suarez governò dal 1977 al 1981.

Uomo della rinascita di un paese oscurato da 40 anni di dittatura, che in solo due anni e mezzo fu capace di prendere per mano il suo Paese traghettandolo attraverso un processo che ne cambiò il volto nonostante i numerosi tentativi di minare una transizione già di per sé difficile. Tra questi sono da ricordare gli attentati da parte del terrorismo nazionalista basco dell' ETA e sopratutto il tentativo di Golpe del 23F del 1981 da parte del General Tejero, uno dei tanti nostalgici della dittatura.

Prese la Spagna per mano Suarez, e lo fece da solo riuscendo a mettere d'accordo destra e sinistra rendendo di nuovo legale il Partito Comunista messo al bando da Franco dal 1939 e sostenendo una visione moderata incanalata dal Partito Unione del Centro democratico (UCD), dissoltosi poi nel 1982.

Il suo più grande successo politico fu sicuramente la promulgazione della Costituzione Spagnola approvata il 6 dicembre del 1977 e entrata in vigore nel 1978, rimasta praticamente la stessa fino ai giorni nostri e le cui uniche modifiche furono l' estensione ai cittadini dell' Unione Europea i diritti elettorali, attivi e passivi, nelle elezioni locali e l' introduzione del principio del pareggio di bilancio. La Carta Costituzionale Spagnola ha come base il principio di unità nazionale tanto contestata da Catalani e Baschi che da anni ne richiedono una revisione d, nonostante il modello delle Autonomie che fu adottato proprio durante la redazione di questa per cercare di mitigare i sempre più crescenti nazionalismi.

Uno degli uomini più amati della scena politica spagnola finì la sua brillante carriera dimettendosi, le pressioni del neonato Partito Socialista (PSOE) di Felipe Gonzalez che lo accusava di vicinanza al GRAPO (organizzazione terroristica di sinistra) e supposte pressioni militari lo portarono a dichiarare, temendo un nuovo tentativo di Golpe, di aver fatto tutto il possibile per il suo paese e per il suo popolo: “Me ne vado perché non voglio che la democrazia sia una fase transitoria del mio paese".

Poco dopo le sue dimissioni creò insieme ad altri ex dirigenti de UCD il Centro Sociale Democratico UCD (CDS), partito che si presentò alle elezioni del 28 Ottobre 1982, e fu eletto deputato per Madrid. Conservò il suo posto alle elezioni del 1986 e nel 1989, ma nel 1991 si dimise da Presidente del CDS, dopo gli scarsi risultati della loro formazione alle elezioni comunali e delle politiche, infine abbandonò definitivamente il campo.

Quella che resta oggi non è tanto un eredità politica tout cour, quanto un eredità morale. Era un uomo di grande fascino Suarez, quando parla le folle lo amavano e anche oggi, nonostante la “memoria corta del popolo” sono in molti ad acclamarlo a Madrid, dove si è svolta la Funzione di Stato che si concluderà ad Avila, suo paese di origine. Il grande mito della Politica spagnola era di fatto un uomo di altri tempi. Sempre elegante, sempre composto ed educato mai aggressivo. Si definiva uomo di Stato, e ne fu fino all'ultimo il suo servitore più fedele.


24 gennaio 2014

Stati Uniti e Cina: perché diplomazia e relazioni economiche non bastano.

Ilaria Lezzi

Alla luce della decisione del governo cinese di creare una Zona di Identificazione per la Difesa Aerea con sorveglianza aerea sulla porzione marittima di sua prossimità, area che include anche l'arcipelago delle Senkaku/Diaoyu storicamente conteso col Giappone - e che, aumentando la tensione con Tokyo, tocca direttamente gli Stati Uniti, essendo questi gli unici garanti della difesa nipponica-, dell'irrisolta divisione coreana e delle relazioni serrate con Taiwan, la preoccupazione della Cina si chiama Stati Uniti d'America.

13 novembre 2013

Sicurezza e difesa nell'agenda congiunta Euro-Asiatica

Ilaria Lezzi



Alla luce delle frenetiche dinamiche geo-politiche del Sud-Est asiatico, dalla crisi nucleare coreana, alla contesa su preziose isole, all'emersione del ruolo globale della Cina, il Giappone di Shinzo Abe -che conserva ancora gli strascichi dell'assetto post-bellico- intende riprendersi la forza militare di cui è stato privato nel 1945, in modo da poterla amalgamare alla sua muscolatura economica e sentirsi quindi attore a pieno titolo nello scacchiere regionale ed internazionale. In questo siparietto, che ruolo hanno gli Stati Europei - la stessa europa che ha vissuto, come gran parte del continente asiatico, sotto l'ombrello protettivo americano -in un momento di palese affaticamento internazionale degli Stati Uniti?

22 ottobre 2013

L'importanza dell'eredita' di Tony Blair

Tony Blair è indiscutibilmente il mio personaggio politico preferito. Mi affascina ciò che ha fatto; quello che è stato. Tony Blair incarna alla perfezione il mio ideale di leader politico (vincente). Tony Blair, infine, è un laburista; e ha vinto e governato, da laburista.
L’ultimo discorso di Tony Blair da leader del partito e Primo Ministro, quello del 26 settembre 2006, a Manchester, in occasione del “Labour Party Annual Congress”, io lo ritengo uno dei più riusciti e bei discorsi politici che abbia mai avuto l’occasione di ascoltare. Per forme, stile e contenuti. Emozionante, oserei dire.

I tempi cambiano, le circostanze mutano. Tony Blair ha interpretato alla perfezione lo spirito del tempo del momento storico in cui si è trovato a guidare il Labour e l’opera che ha portato a termine è stata quella appropriata per quel momento.
I tempi cambiano, le circostanze mutano. Ma certi insegnamenti, certi convincimenti, quelli restano. E attraversano il tempo.
Su quelli noi dovremmo approfonditamente riflettere. E’ quella, in fondo, l’eredità che l’esperienza di Tony Blair lascia anche alle forze del centrosinistra italiano.
Credo che valga la pena riportare alcuni dei passaggi del discorso di Manchester, i più significativi, a mio parere. Questi:
The beliefs of the Labour party of 2006 should be recognisable to the members of 1906. Full employment; strong public services; tackling poverty; international solidarity. The policies shouldn't. The trouble was for a long time they were.”
"Le idee del Partito Laburista del 2006 dovrebbero essere riconoscibili ai membri del 1906. Piena occupazione; servizi pubblici forti; lotta alla povertà; solidarietà internazionale. Le politiche pubbliche, invece, non dovrebbero esserlo. Il problema è che, per lungo tempo, lo sono state."
The lesson is always the same. Values unrelated to modern reality are not just electorally hopeless, the values themselves become devalued. They have no purchase on the real world. We won not because we surrendered our values but because we finally had the courage to be true to them.”
"L’insegnamento è sempre lo stesso. I valori estranei alla realtà moderna e contemporanea non sono solo elettoralmente senza speranza, ma perdono il loro stesso valore. Essi non hanno alcuna presa sul mondo reale. Noi non abbiamo vinto non perché abbiamo abbandonato i nostri valori, ma perché abbiamo finalmente avuto il coraggio di essere loro fedeli."
They say I hate the party, and its traditions. I don't. I love this party. There's only one tradition I hated: losing.
"Si dice che io odi il partito, e le sue tradizioni. Ma non è vero. Io amo questo partito. C’è solo una tradizione che ho sempre odiato: perdere."
Riflettiamo sulle parole che ormai sette anni fa Tony Blair pronunciò a Manchester. E riflettiamo su ciò che Tony Blair ha fatto per il suo partito e per il suo paese. Magari può essere utile al prossimo congresso del Partito Democratico.
(Qui potete leggere il testo del discorso; qui, invece, i link per i video: parte 1, parte 2, parte 3, parte 4).


Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/blogs/beleid/l-importanza-dell-eredita-di-tony-blair#ixzz2iSw1weqA
Prendo spunto da questa "interessante" conversazione tra la Gruber e Matteo
( http://www.la7.tv/richplayer/index.html?assetid=50363152 ) per scrivere due righe su un argomento a me molto caro: l'istruzione superiore in Italia.
Tralasciando l'incredibile ( tale per un personaggio che vorrebbe essere il leader politico di questo paese ) ignoranza sull'argomento, mascherata dalla sua solita retorica, quello che mi stupisce di più è che non ho sentito nessuno nè in questa intervista nè in altre costruire. un discorso concreto sull'Università Italiana.
Ci provo io.
Ad oggi tutti fanno un gran parlare di ranking, il primo è proprio Teo che cita correttamente la  non invidiabile posizione dell'Ateneo di Bologna il quale vanta la 188° posizione nella classifica mondiale, primo tra le Università italiane.
Ma queste liste servono a qualcosa, davvero? In un paese come l'italia ovviamente la risposta è "no". Questo, a mio parere, perchè l'Università Italiana si basa su di un finanziamento pubblico, non ha grandi afflussi di studenti dall'estero ( cioè non ha molto appeal ) e quindi la poszione nel ranking non influisce, come succede in altri paesi, sui fondi che essa riceve o sugli studenti che fanno domanda per essa. Detto ciò, è veramente come ha detto il nostro amato sindaco, che il vero problema dell'università sia il "gelminiano baronato"?
Anche qui, secondo me, la risposta è "no". Non fraintendiamo, il problema esiste, eccome, ve lo dice chi ha vissuto e lavora nel mondo dove il baronato si esprime nelle sue forme meno eleganti e più concrete ma non è quwesto che frena gli Atenei  e lo si può dimostrare. Dati alla mano, possiamo smentire immediatamente due luoghi comuni: troppi laureati/ troppi professori ed un offerta formativa ipertrofica per abitante. Infatti questa storia è stata per anni ripetuta a tutti dalla maggior parte degli organi di stampa ma è davvero così? come spesso accade, no e lo dimostriamo dati alla mano. In Italia, considerando anche le Università Telematiche ( sulla qualità formativa delle quali non mi esprimo ) il numero di Atenei per milioni di abitanti è imbarazzante (Fig.1) così come, anche peggio, è il dato relativo alla % di abitanti tra i 25 ed i 34 anni con un titolo di studio (Fig.2)
      
Fig.1 Numero di Atenei per abitante                                  Fig.2 Percentuale della popolazione “giovane” con in mano una laurea

A mio parere il dato incredibile è proprio quest'ultimo, soprattutto perchè è in netto contrasto con l'opinione pubblica che ormai in Italia tutti fanno l'Università e non lavorano, che i giovani Italia si parcheggino negli Atenei, supportati da mamma e babbo. Dati alla mano, non è così.
Detto ciò, torniamo al problema del ranking. Dell'utilità nel nostro paese ne ho già discusso, quello che mi preme è focalizzarmi su due argomenti principali:

- concorrenti nella classifica
- l'unico ranking che dovrebbe contare per le università

-Riguardo ai concorrenti, per essere paradigmatici prendiamo la prima della classe cioè Harvard University che ogni anno riceve la bellezza di quasi 5MLD $
( http://harvardmagazine.com/2012/11/harvard-reports-break-even-financial-2012 ) con cui deve amministrare nove Facoltà mentre l'Università Italiana, TUTTA, prende fal FFO nemmeno 6 MLD, per amministrare 66 Atenei ( http://www.camera.it/temiap/temi17/FFO-2013.pdf ). Come si fa a concorrere ad armi pari? Impossibile. Si potrbbbe parlare dell'argomento "finanziamento all'università" ma il discorso sarebe lungo, troppo e magari scriverò qualcos'altro in questi giorni.
- I ranking che vengono pubblicati ogni anno e che ogni anno ci ricordano come l'italia sia fuori classifica non sono specchi veritieri della "salute" della ricerca universitaria in Italia. Da un lato questo ci denigra perchè facciamo sempre la figura dei perecottari, dall'altra ci dovrebbe esaltare perchè nonstante la situazione allarmante appena descritta se andiamo a vedere i dati pubblicati da SCIMAGO, per il periodo 1996-2012 (http://www.scimagojr.com/countryrank.php)  l'Italia si posiziona ad un invidiabile ottavo posto. Questa particolare classifica viene stilata in base al numero di articoli accademici accettati dalle riviste di riferimento e di citazioni in altri articoli e libri di testo degli autori degli stessi. Cioè valuta il "peso specifico" di ciò che gli universitari italiani pensano e scrivono, ossia l'importanza che la ricerca italiana ha nel mondo. Ecco allora che, secondo me, questa dovrebbe essere l'unica classifica utile per valutare la salute dell'Istruzione Superiore nel nostro paese.
Ora, quindi, cosa ce ne facciamo degli "hub della ricerca" proposti da Matteino?

Ovviamente nulla, trattasi di altra proposta demagogica che in concreto non significa nulla. Invece di riprendere vecchi temi dell'epoca nera della Gelmini perchè il Renzi non parla di come passare più fondi alla ricerca e di come trovare ulteriori sovvenzioni per i nostri Atenei. Il sottoscritto ha un idea molto diversa da quella della maggior parte della gente con cui ha parlato su come dovrebbero arrivare i fondi alle Università, idea su cui non mi soffermerò ma voorei che i nostri presunti leader cominciassero a parlarne, a discutere meno di Ruby e più di Uni.

22 settembre 2013

Il "mio" sindaco e la mia Università

Giovanni Barbagli

Prendo spunto dall' "interessante" conversazione tra la Gruber e Matteo Renzi a 8 e Mezzo per scrivere due righe su un argomento a me molto caro: l'istruzione superiore in Italia.

19 settembre 2013

Obama-Putin: attenti a chiamarla guerra fredda

Ilaria Lezzi

Il siparietto degli ultimi tempi, dal caso Snowden, alle sabbie mobili del perenne interventismo americano, alla proposta amichevole di Putin e, soprattutto, al suo voler esprimere la "posizione russa" sul New York Times, hanno reso facile a molti parlare di una "nuova guerra fredda". L'associazione tra due episodi o periodi storici, oltre che essere inappropriata storicamente, offusca la lettura dei fatti. Quella di oggi è una storia di un gigante sofferente e dell'intenzione di chi gli sta di fronte, di aiutarlo a prendere consapevolezza del suo stato.

25 agosto 2013

Sondaggi, falchi e primarie

Francesco Pignotti
Quanto affidamento possiamo fare sui risultati dei sondaggi, in Italia, dopo ciò che accaduto alle ultime elezioni politiche? Molto poco, si direbbe.
Eppure, se proprio si vogliono andare a vedere, questi sondaggi, si scopre ad esempio che SWG, IPR Marketing, Tecnè, Euromedia Research ed Istituto Piepoli danno tutti in vantaggio il Pdl di Silvio Berlusconi sul Partito Democratico, secondo le ultime rilevazioni.

23 agosto 2013

L' EU sapevi che...? cosa è successo in Europa in quest'ultima settimana

Filippo Barbagli

Spesso, ed aggiungerei a ragione, ci si lamenta sul gap d'informazione tra le istituzioni europee ed i cittadini, il quale sicuramente non aiuta a creare una percezione "europeista" della realtà che ci troviamo a vivere. Eppure l'Europa è parte fondamentale delle nostre vite, sul piano lavorativo, sociale, politico, educativo e via dicendo. Dai finanziamenti del FSE alle direttive sui consumi e tutela del cibo, dai viaggi low-cost all'agricoltura, dagli scambi all'estero alle influenze delle dinamiche politiche del continente. Così ho deciso di provare, nel mio piccolo, di filtrare qualche informazione su quello che l'Europa ha fatto negli ultimi giorni. Giusto per rendersi conto che non è qualcosa lontano da noi. 
Ditemi voi, ogni critica sarà più che ben accetta!

18 luglio 2013

Il PD e quella minoranza indignata

Alessandro Bezzi

Mi ero promesso di non scrivere niente degli equilibrismi politici di questo PD: non solo perché c’è chi lo ha già fatto molto meglio di quanto saprei fare io (Wu Ming su Internazionale, per dirne una), ma soprattutto perché mi pare inutile, visto il peso e la coerenza politica che il centrosinistra sta dimostrando di avere. Stuzzicato da qualche amico, però, ho pensato di fissare alcuni spunti.

12 luglio 2013

Pompei: al British Museum i milioni, a noi i pomodori

Postiamo oggi una lettera che un nostro affezionato lettore, Adriano Mancinelli, studente al King's College di Londra, ha scritto a due deputate della Commissione Cultura della Camera dei Deputati, Laura Coccia (PD) e Chiara Di Benedetto (M5S). Quando ieri questa lettera è stata pubblicata sul nostro gruppo di Facebook , ha suscitato un interessante ed appassionante dibattito, quindi ci è sembrato opportuno favorirne maggiormente la diffusione. 
(fonte, napoli.repubblica.it)

4 luglio 2013

L'Egitto del golpe (apologia delle rivoluzioni perdute - parte III)

(Associated Press)
Ilaria Lezzi e Filippo Barbagli


Quanto pesano le esportazioni ideologiche e quanto pesano le associazioni tra contesti differenti
Partiamo dall'incipit: da come gli occidentali vedono piazza Tahrir. Da un punto di vista alla occidentale, forse prossimi all' anniversario della Presa della Bastiglia. Non ci posson far nulla: quando vedono gente in piazza l'associano a "Democrazia & Libertà": concetti nobilissimi, che la storia occidentale si è guadagnata, che mondi a noi vicini latitanti nel tugurio più nero apprezzano e aspirano, ma con accezioni diverse.

1 luglio 2013

Ponte Vecchio, ponte di tutti

Alessandro Bezzi

Premessa: questo non è un pezzo “classico” su elezioni, comunicazione politica o equilibri di partito. Semplicemente, vuole essere uno spunto per parlare della decisione del sindaco di Firenze di chiudere Ponte Vecchio sabato. L’auspicio è che ne nasca una discussione più approfondita sul rapporto di Firenze con la sua storia e su quali possano essere i limiti di un’amministrazione comunale senz’altro forte e decisionista come quella di Renzi.

9 giugno 2013

Ecco perché non si farà il semipresidenzialismo

Francesco Pignotti

Il dibattito sulle riforme istituzionali ruota in questi giorni attorno alla questione semipresidenzialismo sì/semipresidenzialismo no. Non è certo una novità nel nostro paese, dal momento che la possibile imitazione della forma di governo che caratterizza la quinta repubblica francese è un punto all’ordine del giorno da diversi anni.

Non intendo dilungarmi nell’analisi di quali sarebbero pregi e difetti, benefici e rischi di un’eventuale importazione del modello semipresidenziale francese in Italia.

2 giugno 2013

Con OccupyGezi si decide il futuro della Turchia...e delle primavere arabe.

Filippo Barbagli

"Primavera turca".
Già in molti tendono ad associare le manifestazioni che in questi ultimi 4 giorni si sono diffuse a macchia d'olio nelle maggiori città turche a quelle che due anni fa spazzarono via vecchi sultani, da Tripoli a Sa'ana. 
E sinceramente non so se spaventarmi, visto l'esito, ancora controverso, che la primavera araba ha avuto in Egitto o con la guerra civile in Siria, di cui ci stiamo limitando a contare i morti e parlare delle atrocità come chiacchiere da bar, senza intervenire.

29 maggio 2013

6 trucchi per fare del "porcellum" la legge perfetta

Francesco Pignotti

Come un fiume carsico, la questione della riforma della legge elettorale periodicamente riemerge all’onore della cronaca politica per poi tornare a nascondersi (forse) nelle stanze dei bottoni. Che qualcosa vada fatto, però, su questo non vi è dubbio alcuno. L’attuale legge elettorale viene comunemente chiamata “porcellum”, e se da una parte il nome sembra adatto per identificarla, dall’altra non rende giustizia di certi aspetti molto positivi della legge Calderoli.

22 maggio 2013

Cosa lega Antonio Conte ed Angelino Alfano?

Francesco Pignotti

Affrontare la delicata questione del rapporto tra politica e giustizia in Italia significa scoperchiare un vaso di Pandora che ci costringerebbe a discutere sul tema per ore, forse giorni.
Da una parte ricordiamo, solo a titolo di esempio, certi eccessi da parte della magistratura durante l’inchiesta “Mani Pulite”, l’utilizzo disinvolto di strumenti quali quello della carcerazione

17 maggio 2013

Social Winner, come la Rete ha giocato un ruolo decisivo nelle elezioni 2013


Alessandro Bezzi

Questa storia inizia all’alba del 2013, quando due esperti conoscitori delle potenzialità del web come Riccardo Luna e Marco Pratellesi decidono di creare un portale per raccontare l’imminente campagna elettorale. Assieme ad un team di giovani giornalisti, danno vita a Italia2013, un portale per aggregare in tempo reale tutti i contenuti online relativi alle elezioni. Social Winner, come la Rete ha giocato un ruolo decisivo nelle elezioni 2013 è il racconto collettivo di questo esperimento, innovativo nella forma (da quel che so, il primo esperimento di data journalism in Italia) e sorprendente nei risultati.

13 maggio 2013

Si scrive "cyber war", si legge guerra del ventunesimo secolo

   
(via securityaffairs.co)
 Ilaria Lezzi

Si scrive "cyber war", e quella "y" potrebbe spaventare alcuni. Ma "Guerra cibernetica" non ha ho lo stesso effetto. A spaventare dovrebbe essere ben altro. In buona sostanza i governi e le forze armate di tutto il mondo si stanno strapazzando per controllare lo spazio digitale anche al costo di sacrificare altre spese di difesa in modo da difendere i propri territori virtuali e attaccare quelli dei loro rivali.

12 maggio 2013

Il Pd e un problema chiamato “comunicazione”


Alessandro Bezzi

Premessa: ho studiato Scienze Politiche e al momento mi occupo di “comunicazione e social media”. Mi viene quindi abbastanza spontaneo osservare la comunicazione politica e il ruolo, sempre più decisivo , che i media hanno nell’orientare preferenze, voti ed opinioni. Oggi proverò a fare un pezzo di analisi, cercando di mantenermi oggettivo, sul problema della comunicazione “a sinistra”.

9 maggio 2013

Noi dobbiamo completare la rivoluzione europea


Filippo Barbagli


Siamo sinceri. In quanti sapevano che oggi era il giorno dell'Europa? E per restringere il cerchio, in quanti sanno perché è stato scelto proprio il 9 maggio?
Ci avete pensato? Probabilmente vi siete guardati attorno per un secondo imbarazzati, ma poi rincuorati dal fatto che “tanto non lo saprà nessuno”. Ecco, appunto, questo è oggi il problema dell'Europa. Non la crisi dell'euro.

Personalmente trovo alquanto buffo che una giornata del genere non sia una festa nazionale (leggi, in termini europei ovviamente), mentre ci ostiniamo a festeggiare dodicenni rimaste incinta da probabili pratiche pedofile ma che con un colpo di genio hanno sostenuto di essere state ingravidate da una divinità.

6 maggio 2013

Volevo dirti addio, Giulio


Francesco Pignotti

Michele Sindona. Aldo Moro. Il golpe Borghese. Piazza Fontana. Roberto Calvi. Salvo Lima. Giorgio Ambrosoli. La P2. Mino Pecorelli. Dalla Chiesa. Capaci. Le tangenti Lockheed. La stazione di Bologna. Il Piano Solo. La Mafia. Gladio. I servizi segreti. La tensione. Eccetera. 

Ripercorrere la vita e la carriera politica di Giulio Andreotti significa ripercorrere la storia del nostro paese.

It's Capitalism, stupid! Democrazia oltre il capitalismo?

Nell'ambito delle iniziative di dibattito e riflessione sull'Europa al tempo della crisi economica e dell'austerità promosse da il "Collettivo Prezzemolo" (studenti e ricercatori dell'Istituto Universitario Europeo), oggi alle ore 17 presso la Facoltà di Scienze Politiche "Cesare Alfieri" di Firenze, Lorenzo Cini presenterà il suo libro "Società civile e democrazia radicale".

28 aprile 2013

Le radici dell'odio



 Filippo Barbagli

 Neanche un'ora fa, esattamente mentre nel salone delle feste al Quirinale Enrico Letta pronunciava il giuramento che faceva nascere il suo governo, davanti a Palazzo Chigi un uomo ha sparato, sembra a due carabinieri, che sono rimasti feriti.

27 aprile 2013

E adesso?


di Alessandro Bezzi

E adesso? Con l’appoggio bipartisan a Napolitano e il governo “di larghe intese”, il Pd è riuscito a legittimare chi ne criticava la sostanziale convergenza e le affinità con il centrodestra. Ma le decisioni delle ultime due settimane impongono anche di guardare con diversi occhi al passato: si voleva davvero offrire un modello di società diverso dal berlusconismo, che oramai ha egemonizzato culturalmente il Paese, o si trattava solo di portare avanti un teatrino?

25 aprile 2013

26 Aprile 1945. Per non dimenticare quell'entusiasmo


di Francesco Pignotti


"Ciò che può compiere un partigiano, indipendentemente da valutazioni di valore personale, è differente da ciò che può compiere un soldato di un reparto regolare. Chi crea è diverso da chi esegue, chi fa volontariamente una cosa è differente da chi vi è costretto, chi persegue un ideale costruttivo non è eguale a chi soddisfa un precetto legale. Nel secondo potrà esistere volontà e determinazione, ma difficilmente entusiasmo."


Perchè in fondo è proprio questo il punto. E' l'entusiasmo per la libertà che quei giorni ci hanno regalato.
Quell'entusiasmo a cui dobbiamo tanto, tutto forse; quell'entusiasmo che non possiamo dimenticare.

24 aprile 2013

La lunga ombra di Margaret Thatcher: storia della “Iron Lady” - parte II


di Marco Saccardi


Breve storia del movimento sindacale inglese
Il sindacato dei minatori e lo stesso gruppo sociale e lavorativo di questi rappresentavano un pilastro della tradizione economica inglese. Furono i primi che si organizzarono nei primi sindacati e nella lotta per i diritti dei lavoratori, nel movimento "luddista" – che diede inizio alla sua opposizione contro la borghesia solo quando si ribellò con la violenza alle macchine - portato avanti dai minatori scozzesi intorno al 1812.