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31 dicembre 2011

Apologia delle rivoluzioni perdute - parte II

                                                      Niente di nuovo sul fronte orientale?
La guerra in Vietnam fu giustificata per
fronteggiare la rivoluzione dei Vietcong
Invece che augurarvi buon anno o buon natale, comincio quest'intervento citandovi la Pasqua. Ebbene sì, mentre quest'anno voi sgranavate senza ritegno durante il pranzo con i parenti e la primavera araba era nel pieno dei suoi sviluppi, in un ospedale romano spirava una donna di nome Tran Le Xuan, di 86 anni di età. Il nome non vi dice niente? Bene, neanche a me. Eppure negli anni sessanta era un personaggio famoso, come può essere oggi Carla Bruni o Moza del Qatar, che solo per il nome bislacco è stata scelta come madrina di questi post. Era conosciuta come Madame Nhu. Non vi (ri)dice niente? Beh, (ri)neanche a me. Ho provato a chiederlo in giro, e qualche
membro della generazione precedente alla mia mi ha riferito che si trattava della first lady del Vietnam del Sud. Cognata del presidente

3 ottobre 2011

Apologia delle rivoluzioni perdute - parte I

Homo homini lupus
Piazza Tahrir, al Cairo, simbolo della rivoluzione egiziana
Quello di cui mi accingo a scrivere è un tema che può sembrare sfuggente, che può riguardare il tutto ed il niente, di cui si può stare a discernere fino alla nausea. Mi chiedo, e vi domando, se può esistere in politica internazionale un'impostazione di bontà ed altruismo, oppure ogni decisione, ogni calcolo, sono meri frutti di interesse? Non voglio essere hobbesiano, ma fintantoché la politica internazionale resta dominata da attori quali gli stati-nazione (e gli unici altri che riescono a distinguersi ed agire concretamente sono le grandi multinazionali economiche), il modus operandi di ognuno si basa sulla lotta per l'estensione e