2 novembre 2011

Una storia infame: l'Argentina tra i desaparecidos ed intrighi internazionali

Il Palacio de la Moneda assediato dall'esercito l'11 settembre  1973
(bientôt il y aura une version en français)
Volevo continuare il mio post sulle rivoluzioni, ma visto che è un argomento che nell'ultimo mese è tornato indignatamente di moda, mi dedicherò ad un altro argomento a me caro. E soprattutto abbandono il teatro privilegiato dei miei posts, cioè il Medio Oriente, per andare oltreoceano e parlare dell'Argentina. In effetti negli ultimi giorni se n'è discusso molto, in previsione ed in seguito alle elezioni presidenziali che hanno riconfermato con uno schiacciante 54% la Presidente Cristina Fernández de Kirchner,
prima donna nella storia del paese ad essere eletta capo dello stato, ex senatrice, ex primera dama. L'avevano paragonata ad Hillary Clinton, nel 2007, quando tentò la scalata alla Casa Rosada, forte dell'eredità lasciatagli dal marito Nestor Kirchner, l'uomo che nel 2003, con il 22% dei voti, divenne Presidente della nazione Argentina in uno dei momenti più critici della sua storia, eppure riuscì a traghettarla in una nuova fase di ripresa, crescita e pace sociale. Non sono qui per elogiare il kirchnerismo, ma per raccontare una storia, una tematica che mi ha spesso interessato e che mi torna in mente tutte le volte che sento citare l'Argentina. Per fare ciò vi posterò, tradotto dal francese e con le dovute modifiche, un exposé che dovetti scrivere ed illustrare ad Aix per un corso sull'America Latina qualche mese fa. Era intitolato “Droits de l'homme et desaparecidos : un lourd héritage pour l'Amérique latine ?”. Quindi diciamo che lo dedico anche a quei malati dei miei amici dell'erasmus, che mi hanno chiesto spesso di scrivere/tradurre qualche post in francese od in inglese. Et voilà.

Oggi vorrei parlarvi, in relazione alla tematica dei diritti dell'uomo in America Latina, della gretta storia
del fenomeno dei desaparecidos. Infatti, tra gli anni '60 ed '80 del XX secolo, è accaduto che uno stato abbia abdicato al suo dovere fondamentale, cioè la protezione del cittadino, per trasformarsi in un attore terrorista, senza alcun rispetto, appunto, per i diritti dell'uomo.
Quello che è successo influenza ancora oggi il dibattito sul diritto internazionale privato, sulla protezione dei diritti umani e sulla violenza organizzata dall'apparato statale. La maggior parte dei paesi dell'America Latina hanno conosciuto queste tragedie terribili, ma ora voglio narrare il caso più drammatico e più conosciuto, quello emblematico dell'Argentina, con alcuni riferimenti al Cile.
Per comprendere come certi stati con una tradizione democratica, sicuramente non stabile, ma comunque radicata, siano scivolati nell'incubo della dittatura militare, bisogna fare riferimento al contesto storico particolare, sviluppatosi in America Latina dopo la seconda guerra mondiale, ed inserirlo nella dialettica della guerra fredda, e nella campagna statunitense contro la possibile espansione del comunismo e del socialismo.

Le origini – L'operazione Condor – il colpo di stato in Cile
Durante e subito dopo la seconda guerra mondiale numerosi paesi dell'America Latina prosperarono economicamente grazie alle esportazioni verso l'Europa. Tuttavia non ci fu una riconversione della produzione ed il latifondo, insieme all'industria finanziata dagli stranieri, rimasero i principali mezzi della sussistenza della ricchezza nazionale. In più, durante gli anni '50, gli USA, che erano il maggior partner commerciale, aumentarono la loro presenza politica, e nel frattempo l'Europa rinasceva dal punto di vista economico, appoggiandosi anche all'offerta e la produzione dei più grandi paesi dell'America del Sud. La dottrina statunitense del containment, inaugurata dal Presidente Truman e continuata da Eisenhower, cercò di arginare il comunismo sovietico e le sue presunte avanzate. Effettivamente, essa portò ad un'azione, diretta od indiretta, assai vasta da parte degli USA in America Centrale. Un aspetto drammatico di codesta politica può essere visto nel colpo di stato in Guatemala, nel 1954: il presidente democraticamente eletto Arbernz, che aveva legalizzato il partito comunista e lanciato una riforma agraria, fu destituito da un golpe appoggiato dalla CIA ed invocato dall'Organizzazione degli Stati Americani. Ne scaturì un regime militare che durò più di trent'anni, che causò anche una guerra civile ed attuò la pulizia etnica degli indiani, per un totale di 200mila morti. Alla stessa stregua, in Paraguay fu instaurata la dittatura di Strossner, mentre in Bolivia il presidente Estensorro fu rovesciato da una giunta militare. La situazione si fece ancora più complessa con la vittoria della rivoluzione cubana nel 1959 e l'avvento di uno stato comunista nell'emisfero americano. Nonostante ciò l'azione di sostegno degli Stati Uniti alle dittature militari di destra restò principalmente circoscritto all'America centrale (se si esclude, al di là del Paraguay, una probabile ingerenza americana nel colpo di stato che portò i militari al potere in Brasile nel 1964). La situazione cambiò nel decennio seguente. Il 3 settembre 1973, durante la decima Conferenza delle Armate Americane, il generale brasiliano Breno Borges Fortes rivolse un appello alla coordinazione dei servizi segreti e delle forze di polizia dell'America del Sud per combattere il comunismo e tutte le forme di sovversione. Questa proposta era patrocinata dal governo di Washington. Così nacque l'operazione Condor. Fu modellata secondo i parametri dell'Operazione Gladio, cioè l'operazione clandestina di stay-behind creata dalla NATO con il solito fantasioso obiettivo di combattere il comunismo, dislocata soprattutto in Italia grazie agli ambienti neofascisti, ma in generale in tutta Europa (Belgio, Francia, Danimarca, Grecia, Germania, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Regno Unito). Esse sono state anche l'ispirazione per il gruppo turco Ergenekon (di cui ho già fatto qualche accenno qui). Ma queste sono altre storie. Insomma, qualche giorno più tardi il discorso di Borges Fortes, l'11 settembre 1973, il Cile visse il suo giorno più tragico. L'esercito, guidato dal generale Pinochet, attuò un colpo di stato attaccando il Palacio de la Moneda a Santiago, residenza del Presidente della Repubblica, Salvador Allende. Quando ho scritto l'exposé sostenni che il presidente era morto in circostanze misteriose. Ma l'autopsia attuata nel luglio del 2011 ha confermato che egli si suicidò con un kalashnikov all'interno del Palazzo. Il sostegno della CIA e del segretario di stato USA Kissinger sono stati confermati sia dal Rapporto Hinckey, sia dall'utilizzo delle stesse modalità dell'Operazione PBSUCCESS in Guatemala nel 1954. Pinochet governò in Cile fino al 1990, instaurando un regime caratterizzato da una repressione brutale ed un totale disprezzo dei diritti umani. L'apparato repressivo del regime si mise in moto: i dissidenti, gli oppositori politici o anche delle persone semplicemente sospettate furono arrestati, detenuti illegalmente, torturati o uccisi. Le immagini dell' Estadio Nacional de Chile a Santiago, trasformato in un campo di concentramento, fecero il giro del mondo suscitando l'indignazione internazionale. Fu creata anche la DINA, cioè la polizia segreta, responsabile del sequestro, della tortura e della morte degli oppositori del regime. Luoghi come Villa Grimaldi, dove le persone prelevate dalla polizia segreta sparivano, divennero tristemente famosi. Nello stesso periodo in Uruguay il movimento di guerriglia di sinistra dei Tupamaros era perseguitato dal governo e nel 1968 fu dichiarato lo stato di emergenza e la dittatura militare. E' in questo contesto che s'inserisce il caso dell'Argentina, e della sua breve ma sanguinosa dittatura.

L'Argentina: ascesa e caduta di Perón
I coniugi Peron ed un bagno di folla
Bisogna in primis esporre la situazione in Argentina prima del 1976, per spiegare la particolare dicotomia della sua società, che influisce ancora oggi la sua politica. E poi dobbiamo fare qualche riferimento al peronismo. Juan Domingo Perón era un colonnello d'idee liberali e nazionaliste che partecipò al colpo di stato nel 1943. Era un ammiratore di Mussolini. Diventato ministro del lavoro e del benessere sociale, realizzò numerose riforme a favore dei lavoratori, come la giornata lavorativa di 8 ore, la creazione della Confederazione Generale del Lavoro e della sanità pubblica. In questa maniera divenne molto popolare ed assunse la carica di vicepresidente. Il suo progetto di costruzione di un'industria nazionale, antitetica ad un'economia basata principalemente sul latifondo fu contrastata dai grandi proprietari terrieri, che fecero ostracizzare Perón dal governo. Ma un sostegno popolare enorme riportò il generale al potere e nel 1946 fu eletto Presidente della Repubblica. La sua figura paternalista e populista divenne il solo garante dell'accordo tra le due classi sociali principali: la nuova borghesia e la classe operaia. La moglie di Perón, Eva Duarte (meglio conosciuta come Evita), fu la portavoce dei diritti dei poveri, i descamisados (gli scamiciati). Con la popolarità enorme dei coniugi Perón, la pace sociale fu stabilita in Argentina.
Dopo qualche anno, nel 1955, con la crisi economica dell'industria e la forte opposizione della parte più reazionaria dell'esercito e della Chiesa, i militari costrinsero Perón all'esilio, con un colpo di stato, chiamato Revoluciòn libertadora. Il peronismo fu interdetto, le libertà civili limitare, i diritti dei lavoratori soppressi. Le grandi risorse petrolifere del paese furono affidate ai monopolisti stranieri, soprattutto statunitensi. Negli stessi anni si svilupparono dei movimenti di guerriglia contro il regime, come l'Armata Rivoluzionaria del popolo od il movimento peronista dei Monteneros. La frattura tra i peronisti si allargò: la sinistra ed i marxisti si battevano per stabilire uno stato sul modello cubano, mentre quelli schierati più a destra desideravano realizzare una rivoluzione nazionalista ed il ritorno di Perón in Argentina.
L'azione di questi movimenti ed un'opposizione sempre più forte degli studenti e dei lavoratori costrinsero i militari ad abbandonare il potere nel 1973, permettendo il ritorno da Madrid di Perón nel paese. Ma il 20 luglio, all'aereoporto di Ezeiza, in occasione del ritorno trionfale del presidente, l'ala di estrema destra del movimento peronista, l'Alianza Anticomunista Argentina, comandata dal segretario personale (e fascista) di Perón, José Lopez Rega, cominciò a fucilare i membri di sinistra ed i Monteneros, uccidendo così 13 persone.
Le storie di molti personaggi si sono intrecciate in quelle ore: Perón volò da Madrid a Roma su un areo della FIAT di Gianni Agnelli ( il generale controllava ancora i sindacati argentini e l'azienda torinese aveva molti grattacapi nelle sue sedi sudamericane). E da Roma a Buenos Aires con un volo Alitalia -pagato dai sindacati argentini- in compagnia del ripugnante Licio Gelli e di Giancarlo Elia Valori, l'ex a.d di Autostrade S.p.A, un amico di Shimon Peres, che si faceva le spaghettate con Kim Il Sung e frequentava il salotto di Liliane Betencourt. Mentre in mezzo alla folla all'aereoporto di Ezeiza c'erano anche, non insieme, due giovani, tali Nestor Kirchner e Cristina Fernandez. Com'è piccolo il mondo.
Dopo il massacro di Ezeiza la frattura tra le due correnti del peronismo divenne irreparabile. A settembre Perón vinse le elezioni, con la formula Perón- Perón, in quanto la terza moglie Isabel Martinez si era presentata come vicepresidente. Nello sforzo per mantenere la pace sociale, egli affidò gli incarichi più importanti ai membri della destra peronista, rinforzò l'apparato repressivo dello stato ed inaugurò una politica economica di bassi salari per attirare i capitali stranieri. Ma il 1 luglio 1974 Perón morì per complicazioni cardiache ed Isabel divenne presidente. Nel frattempo nel paese si estesero i conflitti sociali e la smobilitazione. “Isabelita” non aveva alcuna esperienza governativa e la vera eminenza grigia era l'onnipresente Lopez Rega, ministro del benessere sociale, fascista convinto iscritto alla loggia massonica Propaganda 2 di Licio Gelli. Venne instaurato lo stato di polizia, i gruppi di guerriglia ridotti in clandestinità e l'esercito fu usato per reprimere l'opposizione. La violenza divenne quotidiana, ed in parallelo, la crisi economica peggiorò insieme alla crisi petrolifera del '73. Allora i militari, appoggiati dalla SIDE, i servizi segreti, ed elementi internazionali come la CIA o la P2, rovesciarono Isabel Perón instaurando una giunta militare, sempre nell'ottica dell'Operazione Condor. Finiva così la “favola” dell'ex ballerina di un nightclub di Panama che aveva spostato Perón, che gli aveva introdotto Lopez Rega, con il quale condivideva le pratiche dell'occultismo, e che era diventata la prima capo di stato non ereditario della storia occidentale.

La guerra sporca
Foto di una tortura durante la guerra sporca
Il colpo di stato avvenne il 24 marzo del '76. I principali organizzatori erano Jorge Videla, Emilio Massera ed Orlando Agosti, rispettivamente comandati in capo dell'esercito, della marina e dell'aeronautica. Essi lanciarono il Proceso de Reorganización Nacional, cioè il terrorismo di stato organizzato su vasta scala. Fu dichiarato lo stato d'assedio, le libertà civili furono soppresse, così come i diritti politici ed i sindacati. Il Congresso fu chiuso, gli oppositori politici furono sequestrati, torturati ed uccisi. L'obiettivo della macchina di repressione era il terrore, per annientare l'opposizione. Il ricordo degli eventi cileni del '73 era ancora presente nel mondo, quindi fu disposto tutto in modo tale che niente trapelasse in Argentina ed all'estero, sulle atrocità commesse nei centri di detenzione illegale. Le persone sparivano semplicemente. Nacque così il termine desaparecidos. Si poteva essere sequestrati ogni giorno, e senza sapere il perchè.
Il fine fu dichiarato da Videla: “Inizialmente elimineremo i rivoluzionari, poi i loro collaboratori, poi i loro simpatizzanti, successivamente quelli che resteranno indifferenti ed infine gli indecisi”. Gli squadroni della morte agirono senza pietà. Addestrati nei campi statunitensi di Panama e da veterani francesi della guerra d'Algeria, essi realizzavano torture atroci come rottura di ossa, scariche elettriche (anche negli organi genitali), immersioni negli escrementi, stupri di massa, uso di lanciafiamme....Uno dei più grandi centri di detenzione era l'ESMA, l' “Escuela Superior de Mecánica de l'Armada''. Molte di queste tecniche sono state scoperte grazie alle inchieste successive, o con le testimonianze dei pochi sopravvissuti e con l'apertura, in tutta l'America del Sud, degli archivi segreti delle polizie, gli “Archivi del terrore”. Tristemente famosi, appresi dai francesi (che li avevano usati in Algeria ed in Madagascar) erano i “voli della morte”, nei quali i prigionieri, dopo esser stati drogati, venivano gettati dagli aerei nel Rio de la Plata o nell'oceano. Tale Adolfo Scilingo, ufficiale dell'ESMA, fu il primo a confessare l'esistenza di questi voli, sostenendo che essi erano stati pensati ad hoc per non essere notati (come le fucilazioni in Cile) e per piacere alla Chiesa cattolica, che li riteneva un “modo cristiano” di far morire “l'erba cattiva”.
Un altro evento noto è stata la “notte delle matite spezzate”: il 16 settembre 1976 sei liceali di Buenos Aires furono sequestrati, solamente per aver manifestato in favore della riduzione dei biglietti del bus. Sono ancora oggi dati ufficialmente per dispersi. Inoltre centinaia di neonati e bambini, orfani di genitori rapiti o nati durante la detenzione, furono fatti adottare dalle famiglie fedeli al regime. Per decenni la verità sulla loro origine non gli sarà raccontata. Comunque, la giunta riuscì a raggiungere il proprio obiettivo. In pochi mesi, tutti i gruppi di guerriglia ed opposizione scomparvero, esiliati o sterminati, mentre l'opposizione fu ridotta in silenzio. Fu ribattezzata così la “guerra sporca”. Il bilancio stimato, in 7 anni di dittatura, è il seguente: 2.300 morti accertati, 30.000 dispersi e circa 50.000 sopravvissuti alle detenzioni. In più, due milioni di persone scappate in esilio. Il mondo venne a conoscere tali orrori grazie anche a coraggiosi movimenti di denuncia come le Madri di Plaza de Mayo: costoro, madri di giovani desaparecidos, non avendo più notizie dei loro figli dalla polizia, cominciarono a protestare pacificamente ogni giovedì nella piazza principale di Buenos Aires, davanti alla Casa Rosada, il palazzo presidenziale. Le fondatrici del movimento, Esther Ballestrino, Maria Ponce ed Azucena Villaflor, furono sequestrate a loro turno, torturate nell'ESMA e caricate su un volo della morte. Parallelamente nacque anche l'associazione delle Abuelas (Nonne) de Plaza de Mayo, con il fine di ritrovare i loro nipoti, separati dai genitori e fatti adottare secondo le disposizioni del regime.
Tuttavia, una gravissima situazione economica e la guerra disastrosa delle isole Falkland contro il Regno Unito, misero fine alla dittatura militare ed alle sue atrocità. La transizione democratica avvenne nel 1983, quando il radicale Raul Alfonsin fu eletto presidente.

Le Madri di Plaza de Mayo
Le complicità internazionali
Videla riceve la coppa del mondo dal capitano della nazionale
argentina Passarella, ex giocatore della Fiorentina
Tutte queste atrocità non erano conosciute nel resto del mondo, e se lo erano, venivano egoisticamente ignorate. Come nel caso dei mondiali in Argentina del 1978 (vinti dalla nazione ospitante, come l'Italia fascista nel '34), quando solo i giocatori Cruijff e Breitner si rifiutarono di giocare le finali. D'altronde, trent'anni dopo per le olimpiadi di Pechino, lo stesso teatrino è andato in scena ed il mondo per qualche giorno si è dimenticato dei “cattivi”. Così il nunzio apostolico Pio Laghi giocava a tennis con Massera (e sarebbe diventato nunzio negli USA dal 1980), i servizi segreti britannici erano al corrente di tutto, mentre membri dell'OAS (l'Organisation de l'Armée Secrète) francese addestravano i militari argentini alle tecniche di repressione. L'ambasciatore italiano a Buenos Aires, accreditato pochi giorni dopo il golpe, Carrara, elogiava pubblicamente Massera in un'intervista al Corriere della Sera -all'epoca di proprietà di Rizzoli e diretto da Di Bella, entrambi della P2- mentre l'ambasciata, sin dalla notte del 24 marzo, chiuse le porte (avvertita dai militari), per non far entrare rifugiati e profughi com'era successo a Santiago del Cile tre anni prima. Stime ufficiose parlano di almeno 1000 cittadini italiani tra i desaparecidos, senza contare che più della metà della popolazione argentina è di origine italiana. Papa Wojtila ricevette più volte Massera e Videla ma mai le Madri di Plaza de Mayo. Nelle liste degli iscritti alla P2 si possono trovare almeno 20 persone iscritte a Buenos Aires od in Argentina, tra cui il generale Massera, che pochi giorni dopo il golpe, scrisse a Licio Gelli che “tutto [era] andato secondo i piani prestabiliti”. E le maggiori imprese italiane, dalla FIAT al Banco Ambrosiano di Calvi, fecero affari d'oro in Argentina in quegli anni. E' infatti ormai accertato che la loggia Propaganda 2 trovasse il pieno appoggio nell'Operazione Gladio, ed i legami di quest'ultima con elementi neofascisti ebbero dei risvolti anche in Sud America. Per esempio il criminale nazista Klaus Barbie e Stefano delle Chiaie, giocarono ruoli nell'organizzazione dei colpi di stato del '73 in Cile, del '76 in Argentina e dell'80 in Bolivia, partecipando attivamente alla guerra sporca e definendosi i “fidanzati della morte”. Delle Chiaie è tornato successivamente in Italia, mai giudicato colpevole, anche se il suo fetore di fascista rimane, perchè i fascisti, come la merda, non smettono mai di puzzare.
Ricevuta di pagamento per
l'iscrizione alla  P2 di tale Berlusconi
 Silvio nel 1979,
 in piena dittatura argentina

Nunca Más
Il ritorno della democrazia in Argentina si è dovuto confrontare con l'eredità della dittatura. La situazione sociale ed economica era disastrosa. Ed il desiderio di indagare sui crimini commessi dalla giunta si scontrava sempre con l'enorme potere dell'esercito.
La Comision Nacional sobre le desapareciòn de personas (CONADEP) fu costituita con il fine di ricercare e raccogliere testimonianze. Così nacque il celebre rapporto Nunca Más (« mai più »). Nel 1985 cominciò il processo contro le giunte che terminò con la condanna di ergastolo per Videla e Massera. Tuttavia, sotto le pressioni dei militari, e per mantenere la pace democratica nel paese, Alfonsin promulgò nel 1987 due leggi, la « legge del punto finale » e la « legge dell'obbedienza assoluta », escamotages giudiziari con le quali fu accordata l'amnistia a molti militari.
Alfonsin espose anche la “teoria dei due demoni”, secondo la quale la violenza dello stato non era soltanto imputabile all'azione dei militari, ma anche al terrorismo di estrema sinistra...Nel 1990, il nuovo presidente, Carlos Menem, in nome della riconciliazione nazionale concesse la grazia presidenziale, permettendo a Videla di tornare agli arresti domiciliari.
Negli anni '90 la politica argentina è influenzata dalla dialettica del problema dell'odio come “emozione necessaria”, giustificato dalla violenza subita. Hebe de Bonafini, leader delle Madri, ha dichiarato che il “nemico unico è l'esercito, ma anche i suoi amici sono i nostri nemici”. Il trauma della dittatura ha portato il paese di fronte una scelta ideologica: la riconciliazione nazionale o la giustizia senza concessioni, con la preservazione della memoria senza compromessi. Lo stesso movimento delle Madri di Plaza di Mayo si è scisso nel 1984: un primo gruppo, che si è conformato alla ricerca primaria ed alla divulgazione, mentre un secondo, diretto dalla de Bonafini, si è rapportato su posizioni marxiste e del peronismo sociale.
Nel 1998, dopo l'adozione dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale, è stata riconosciuta la responsabilità de crimini contro l'umanità e del sequestro di persona. La grave crisi finanziaria all'inizio del nuovo millennio ha sconvolto l'Argentina e nel 2003 è stato eletto Presidente il peronista Nestor Kirchner, succeduto da sua moglie Cristina.
Il kirchnerismo ha assunto una posizione intransigente ne confronti della questione della guerra sporca. Così facendo ha ottenuto il totale appoggio delle Madri della de Bonafini. Nel 2003 il Senato ed il Congresso abolirono le due leggi d'amnistia promulgate da Alfonsin, che furono poi dichiarate incostituzionali dalla Corte Suprema nel 2005. Da allora, i processi contro i responsabili dei massacri e delle persecuzioni durante la dittatura sono stati riaperti.
Il processo contro Videla è ricominciato nel 2006 ed il 22 dicembre del 2010 l'ex generale è stato condannato alla reclusione perpetua per la violazione di diritti dell'uomo e la morte di 31 persone.
Il vecchio dittatore ha risposto dicendo che la sua condanna era un intrigo dei marxisti. Mentre il 26 ottobre 2011 anche Alfredo Astiz è stato condannato all'ergastolo: costui, denominato “il biondo angelo della morte”, era un capitano della marina coinvolto nell'uccisione di una 17enne svedese-argentina e nei voli della morte, che si era infiltrato come spia tra le Madri di Plaza de Mayo e responsabile del rapimento delle sue fondatrici.
L'ONG Human Rights Watch ha sostenuto nel suo rapporto 2010 sull'Argentina che oggi 235 persone implicate nella guerra sporca sono morte senza essere giudicate. Senza contare che un signore argentino, Jorge Julio Lopez, scampato alla tortura durante la dittatura e testimone in un processo contro un generale, è misteriosamente scomparso nel 2006. Evidentemente è un capitolo non chiuso, con troppi segreti ancora celati, come sussurri nel buio dei corridoi dell'ESMA, l'orrore di vite sprofondate nella sabbia dell'oceano o nel letto del Rio de la Plata.
Foto di desaparecidos davanti all'ingresso dell'ESMA
BARBA