27 marzo 2014

¡Viva! ¡Presidente!: La Spagna commossa dice addio ad Adolfo Suarez.

Viola Bruttomesso

E' morto domenica 23 Marzo all'età di 81 Adolfo Suarez, l'uomo che insieme a Re Juan Carlos di Borbone traghettò la Spagna dalla dittatura alla democrazia. Era malato da tempo Suarez, l'Alzahimer se l'era portato via e con lui la sua importantissima memoria storica e il suo spessore intellettuale.

Laureato in Giurisprudenza presso la prestigiosa Università di Salamanca, direttore della Tv franchista dal 1969, successivamente scelto dal Re due anni dopo la morte del dittatore per guidare la Spagna nel suo periodo più difficile, Suarez governò dal 1977 al 1981.

Uomo della rinascita di un paese oscurato da 40 anni di dittatura, che in solo due anni e mezzo fu capace di prendere per mano il suo Paese traghettandolo attraverso un processo che ne cambiò il volto nonostante i numerosi tentativi di minare una transizione già di per sé difficile. Tra questi sono da ricordare gli attentati da parte del terrorismo nazionalista basco dell' ETA e sopratutto il tentativo di Golpe del 23F del 1981 da parte del General Tejero, uno dei tanti nostalgici della dittatura.

Prese la Spagna per mano Suarez, e lo fece da solo riuscendo a mettere d'accordo destra e sinistra rendendo di nuovo legale il Partito Comunista messo al bando da Franco dal 1939 e sostenendo una visione moderata incanalata dal Partito Unione del Centro democratico (UCD), dissoltosi poi nel 1982.

Il suo più grande successo politico fu sicuramente la promulgazione della Costituzione Spagnola approvata il 6 dicembre del 1977 e entrata in vigore nel 1978, rimasta praticamente la stessa fino ai giorni nostri e le cui uniche modifiche furono l' estensione ai cittadini dell' Unione Europea i diritti elettorali, attivi e passivi, nelle elezioni locali e l' introduzione del principio del pareggio di bilancio. La Carta Costituzionale Spagnola ha come base il principio di unità nazionale tanto contestata da Catalani e Baschi che da anni ne richiedono una revisione d, nonostante il modello delle Autonomie che fu adottato proprio durante la redazione di questa per cercare di mitigare i sempre più crescenti nazionalismi.

Uno degli uomini più amati della scena politica spagnola finì la sua brillante carriera dimettendosi, le pressioni del neonato Partito Socialista (PSOE) di Felipe Gonzalez che lo accusava di vicinanza al GRAPO (organizzazione terroristica di sinistra) e supposte pressioni militari lo portarono a dichiarare, temendo un nuovo tentativo di Golpe, di aver fatto tutto il possibile per il suo paese e per il suo popolo: “Me ne vado perché non voglio che la democrazia sia una fase transitoria del mio paese".

Poco dopo le sue dimissioni creò insieme ad altri ex dirigenti de UCD il Centro Sociale Democratico UCD (CDS), partito che si presentò alle elezioni del 28 Ottobre 1982, e fu eletto deputato per Madrid. Conservò il suo posto alle elezioni del 1986 e nel 1989, ma nel 1991 si dimise da Presidente del CDS, dopo gli scarsi risultati della loro formazione alle elezioni comunali e delle politiche, infine abbandonò definitivamente il campo.

Quella che resta oggi non è tanto un eredità politica tout cour, quanto un eredità morale. Era un uomo di grande fascino Suarez, quando parla le folle lo amavano e anche oggi, nonostante la “memoria corta del popolo” sono in molti ad acclamarlo a Madrid, dove si è svolta la Funzione di Stato che si concluderà ad Avila, suo paese di origine. Il grande mito della Politica spagnola era di fatto un uomo di altri tempi. Sempre elegante, sempre composto ed educato mai aggressivo. Si definiva uomo di Stato, e ne fu fino all'ultimo il suo servitore più fedele.