26 maggio 2011

Il referendum milanese su Berlusconi

Sono giorni di campagna elettorale. A poche ore dagli attesi ballottaggi, aspettiamo di conoscere il verdetto finale, l'esito definitivo, quello incontrovertibile. La partita principale, lo sappiamo, si gioca a Milano. E' vero, è ancora tutto da decidere, ma in ogni caso quello che è successo ormai quasi due settimane fa non si può cancellare. Quel 48 contro 41,6 resta. Il primo numero è la percentuale di voti ottenuti da Pisapia, il secondo la percentuale di voti ottenuti da Letizia Brichetto Arnaboldi, meglio conosciuta come Letizia Moratti. Le osservazioni da fare sarebbero moltissime e di diversa natura, ma quello che balza agli occhi come evidente ed innegabile è la sconfitta netta al primo turno del candidato sindaco uscente di Milano. Un sindaco ricandidato per il secondo mandato che ottiene poco più del 41%
dei voti dei suoi cittadini non è stato certo un buon amministratore (o quantomeno non è stato ritenuto tale): una prima spiegazione del flop elettorale della Moratti al primo turno è forse proprio la cattiva amministrazione della sua giunta. Ma c'è di più, io credo. Il PDL (ed ovviamente Berlusconi in particolare), forse consapevole di avere a Milano un candidato non troppo forte, ha scelto di trasformare, già con la campagna elettorale per il primo turno, quelle elezioni comunali in un test nazionale su governo e maggioranza, in un referendum pro o contro Berlusconi ed il suo governo. Una strategia che è stata perseguita anche attraverso la delegittimazione dell'avversario (s)qualificato come estremista, comunista, filo-islamista, -ista, -ista, -ista... Insomma, è sceso in campo Silvio ed ha proposto il meglio del suo repertorio, tra promesse fiscali, affresco dell'"inferno comunista" in cui un'eventuale vittoria di Pisapia condurrebbe i milanesi, guerra alla magistratura, proposta di un referendum/plebiscito su di sè e sul suo governo. Lo ha fatto spesso; (quasi) sempre è riuscito ad ottenere il risultato desiderato. Non stavolta. E a dircelo sono anche i voti di lista che il PDL ha ottenuto a Milano (28,74% contro il 28,63% del PD) e soprattutto il numero di preferenze ottenuto da Berlusconi (capolista): 28.000 circa contro le 53.000 circa di 5 anni fa. Nonostante Berlusconi affermi che è colpa del sistema elettorale e delle schede "lenzuolo" piene di troppi simboli e nomi (e 5 anni fa? non era forse lo stesso?), a me il quadro sembra invece più chiaro. Silvio Berlusconi non si è limitato a sostenere Letizia Moratti, ma ci ha messo la faccia, ci ha messo tutta la sua persona e personalità, ha trasformato (come ha sempre fatto) delle elezioni comunali (seppure in una città importante come Milano) in un test nazionale, in un referendum, in uno sperato plebiscito. Non so come andrà a finire ai ballottaggi; non so - qualunque sia il risultato - cosa succederà dopo; non so se i risultati di Moratti, PDL e Berlusconi in queste elezioni milanesi siano solo un episodio o l'avvio di un trend più consistente. So solo che il Presidente del consiglio ed il suo partito quel test, quel referendum di cui si parlava sopra, nella città in cui Berlusconi ha costruito e consolidato i suoi successi economici e politici, non l'hanno affatto vinto.
PIGNO