27 maggio 2011

Lunga vita all'euro

Parafrasando l'abate Sieyès, mi e vi chiedo: qu'est-ce que l'Europe? Cosa diamine è l'Europa? Beh, è una domanda da un milione di euro, appunto. E sicuramente con questo post non potrò rispondere. Ma getto così, qualche riflessione volante.
Userò i termini Unione Europea ed Europa come sinonimi, perché penso che dovrebbe essere così.
Per come la conosciamo noi oggi, l'Europa è una grande bugia. La più grande del secolo scorso di sicuro (ebbene sì, Monsieur Ahmadinejād, più grande dell'olocausto).
Non ho viaggiato il mondo, ma l'Europa sì, soprattutto quella occidentale e mediterranea. E questa esperienza dell'ERASMUS di sicuro ti apre gli occhi ancora di più. Certo, si può realizzare come certe differenze “culturali” persistano (e per fortuna!), ma le differenze non sono poi così grandi, perché un fondo comune lo troviamo sempre. Ma non voglio lanciarmi in un'apologia/pubblicità da volantino del 9 maggio o da brochure dell'ERASMUS. Voglio parlare di questioni più concrete.
In un'epoca caratterizzata dalla demagogia spicciola ed il populismo da prima serata, ho sentito spesso persone criticare la nostra moneta unica, e rimpiangere la lira. Ora, a meno che quest'ultime non fossero di origini tedesche, mi verrebbe da dire: “ma sei cretino? Hai battuto il capo stamattina?!?”. No, perchè bisogna essere veramente stupidi per sostenere una cosa del genere.
In primo luogo, non parliamo del discorso della perdita di sovranità nazionale, poiché queste discorsetti nostalgici nel secolo attuale risultano alquanto antiquati nonché patetici.
Poi con l'euro siamo diventati più ricchi e sicuri,cioè meno esposti a choc esterni (ed il caso della crisi attuale ovviamente si inserisce in un contesto sistemico, non specificatamente economico).
Certo, la zona euro non è un'unione economica ottimale (mancano ancora una risposta comune per problemi locali ed un'ampia mobilità di lavoro), e la crescita è avvilita dalla politica di stabilità. Ma paesi come l'Italia ci hanno guadagnato, anche in credibilità, ed il nostro potere d'acquisto è aumentato. Chi criticava l'euro ai tempi del tasso di cambio a 1,67 con il dollaro, quando tutti andavano negli USA a fare shopping? Ed i boom immobiliari, come in Spagna od Irlanda?
Poi è arrivata la crisi, cazzi amari per tutti, ed allora si torna alla logica “ognun per sé e dio con tutti”. Eh facile. I bravi tedeschi soprattutto, loro sono i più bravi certo, ma è grazie all'euro, all'allargamento del mercato interno, se la Germania negli ultimi anni è diventata una dei maggiori esportatori al mondo. La crisi finanziaria si è trasformata per certi paesi prima in crisi di liquidità e poi di solvibilità. Nella prima sono le banche a non avere i soldi per pagare tutti, nella seconda sono gli stati, iper indebitati, che hanno perso pure in credibilità per sanare i propri futuri debiti. Perché poi il problema è che i paesi del Nord (questo cleavage più eterno di “Beautiful”) hanno sviluppato dalla 2GM un'economia basata sull'industria e la produzione di beni e servizi specifici facilmente esportabili (i cellulari Nokia finlandesi, i computer tedeschi etc), mentre al Sud ci siamo dedicati al turismo e alla produzione di beni e servizi difficilmente esportabili (i vestiti italiani vs quelli meno cari cinesi, i pomodori pugliesi contro i sudafricani etc). Questo ha comportato un aumento del debito pubblico enorme. Ma la generale crescita economica prima, l'entrate in vigore dell'euro poi, il boom dei mercati immobiliari, ha sempre protetto alcuni paesi.
Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e poi sarà la volta dell'Italia e della Francia forse.
A noi, che abbiamo il debito pubblico più schifosamente alto, ci salva solo l'alto tasso di risparmio privato delle famiglie, ed il fatto che la gente ha preferito spendere i suoi soldi in Audi o vestiti griffati piuttosto che indebitarsi sull'immobiliare. Per una volta l'italian way of life ci ha salvato momentaneamente. Bene, eliminiamo l'euro. Torniamo alle vecchie monete nazionali, e facciamole concorrere contro lo yuan, lo yen,il dollaro. Il 66% degli scambi commerciali in Europa avviene all'interno dell'Unione, ed è grazie all'euro ed alla distruzione delle frontiere doganali nazionali.
Ma sì! Facciamo uscire la Grecia dall'euro? Al di là di un nuovo scenario argentino (i bond greci comprati in euro, mai più rimborsabili perchè è tornata la dracma...), che ne sarà dei tassi di interesse dell'euro rivalutati contro una moneta più povera, allorchè i prodotti venduti in euro saranno più cari dei prodotti venduti in dracme o pesetas?
E noi intanto continuiamo a valorizzare i vestiti e gli yacht made in italy, che occupano nicchie di mercato e portano un guadagno continuo solo a pochi produttori. Mentre gli investimenti alla ricerca ed all'università (le ricchezze umane), abbondano anno dopo anno...
Ed ecco allora che entra in gioco la mia domanda iniziale. Ed ecco perchè ho detto che l'Europa è una bugia. Qui si tratta di solidarietà, la solidarietà di un popolo comune, quello europeo.
E' noto che il Fondo Europeo di Stabilità, con i suoi enormi prestiti, crea solo un iper superindebitamento, e che di qui a massimo quattro anni la situazione esploderà. Bisogna che tutti i cittadini europei paghino delle tasse europee comune, e che le zone più ricche aiutino le più povere (così come i lander est-ovest in Germania), non perchè ci vogliamo tutti bene, ma perché è necessario, anche per i guadagni delle zone più ricche. Senza contare che in Europa tutti hanno ottenuto quello che volevano sempre, dalla Gran Bretagna con la sua moda delle liberalizzazioni selvagge (Ryanair, milioni di turisti ed il sottoscritto ringraziano!), alla Germania, che ha tratto grandi profitti, per esempio dall'allargamento del mercato comune ai PECO.
Bisogna avere una solidarietà europea, perchè le crisi colpiranno tutti prima o poi,ed una storia e filosofia di risposte uniche e comuni sarà l'unica arma vincente.
Con il trasferimento di redditto si può riporre le basi per una nuova crescita economica anche nei paesi con le situazioni più gravi, come la cara Grecia, che non potrà vivere sempre sugli aiuti degli altri e le esportazioni di olio,feta e cartoline di Santorini.
E' questa l'unica via, in un secolo che sarà dominato da superpotenze, “super” in tutto: dalla popolazione, ai tassi di crescita. L'unica via è l'unità. Potremmo essere la prima potenza economica mondiale (l'UE27), oltre al continente più ricco e socialmente evoluto. Per questo ho detto che l'Europa fino adesso è stata una bugia, l'Europa delle nazioni, tanto cara al qui tanto osannato de Gaulle, è una strada persa, la strada dei ricchi che non pensano al loro tornaconto, quando siamo invece siamo così radicalmente legati ed interdipendenti che l'unica via è un destino comune. L'Europa come un esempio per il mondo: un modello sociale protettivo, la tutela della libertà e dei diritti fondamentali, la ricchezza, una fucina di idee e ricerche. Da soli non andiamo da nessuna parte. La vera Europa la dobbiamo costruire noi, la nostra generazione: parafrasando qualcuno, l'Europa è “una ficción, una sombra, una ilusión, y el mayor bien es pequeño; que toda la vida es sueño, y los sueños, sueños son".
BARBA