13 maggio 2011

Berlusconi, le tasse e la sinistra

Ci risiamo. Puntualmente, come in ogni campagna elettorale dal 1994 ad oggi, ecco che torna prepotentemente sulla scena politica il tema "TASSE". La questione fiscale è da sempre il cavallo di battaglia di gran lunga preferito (anche se, soprattutto ultimamente, insidiato seriamente dalla questione "magistratura" declinata in ogni modo possibile immaginabile) di Silvio Berlusconi. Sono quasi 20 anni che sentiamo ripetere, come fossero un disco rotto, refrain del tipo "meno tasse per tutti", "non metteremo mai le mani nelle tasche degli italiani", "abbasseremo le tasse", "riformeremo il sistema di prelievo fiscale", etc. etc. Il bello sta però proprio nel fatto che gli slogan e le promesse elettorali del 1994 sono esattamente gli stessi nel 2006, nel 2008, nel 2010, nel 2011, insomma, ad ogni tornata
elettorale, poco importa se le elezioni in questione sono nazionali, europee o amministrative. Il "libro bianco" sul fisco di Berlusconi e Tremonti, proposto nel 1994, è stato recentemente argomento trattato da tutti i giornali e le TV nazionali, poichè proposto nuovamente dal centro-destra: siamo nel 2010/2011 (sono passati 17 anni...!!!). Nel 1994 Forza Italia è diventato il primo partito italiano grazie anche (forse soprattutto) alla promessa di abbassare le tasse ai cittadini e alle imprese; siamo nel 2011, al terzo anno del governo Berlusconi IV, la pressione fiscale continua ad aumentare e Silvio Berlusconi, di fronte a folle plaudenti ed ammiranti, chiede di votare Berlusconi (ah, già, scusate, chiede di votare Moratti a Milano, Coppola a Torino, Lettieri a Napoli, etc. etc.) perchè abbasserà le tasse ai cittadini e alle imprese. Ora, uno potrebbe domandarsi perchè un cittadino, un piccolo imprenditore per esempio, continui a votare per Forza Italia, per PDL, insomma per Berlusconi, e a motivare il suo voto sostenendo che vorrebbe vedere diminuita la pressione fiscale (e ciò accade). Insomma, è comprensibile che uno voti Berlusconi perchè abbasserà le tasse una prima volta; forse lo è anche per una seconda elezione successiva, anche se ciò che si sperava e che ci si vedeva promesso non è stato realizzato. Tutto ciò diventa però quantomeno poco comprensibile quando le elezioni in questione diventano tre, quattro, cinque... Il "ragionamento" che sta alla base, in soldoni, sembra essere proprio: prometto meno tasse per il cittadino e per le imprese, una riforma del prelievo fiscale che avvantaggi il cittadino; gli elettori mi danno il loro voto; io vinco; non realizzo ciò che avevo promesso; alle prossime elezioni lo prometto di nuovo; gli elettori continuano a darmi fiducia; mi rivotano; io vinco; non realizzo quello che ho promesso e così via. E' una brutale semplificazione, ma a me sembra esattamente ciò che dal 1994 ad oggi è successo! A questo punto, nel "meccanismo" che ho descritto sopra, dovrebbe saltare agli occhi quel "gli elettori continuano a darmi fiducia". Perchè gli elettori dovrebbero continuare a dare fiducia a Silvio Berlusconi relativamente alla questione fiscale o al tema TASSE (se non sono grandi evasori beneficiari dello scudo fiscale!!!)? Riconosco a Berlusconi tutte le doti di grande comunicatore, affabulatore, demagogo che gli si attribuiscono tuttavia credo che ci sia qualcos'altro. E probabilmente questo "qualcos'altro" consiste nell'assenza di una reale alternativa. Nel contesto di una competizione più o meno bipolare destra/sinistra, mentre il leader del principale schieramento avverso al centro-sinistra di veltroniana memoria continua a portare avanti ad ogni elezione la sua campagna "meno tasse per tutti", "meno tasse alle imprese", "riforma fiscale" (con i risultati visti), a sinistra si fondono insieme una concezione secondo me un po' sbagliata del tema tasse ed una scarsa capacità ed efficacia comunicative. Per quanto riguarda il primo aspetto, un partito (o un'alleanza) di centro-sinistra deve certamente mantenere il tratto, che l'ha contraddistinto in passato, di vicinanza e difesa degli interessi dei lavoratori dipendenti, ma credo dovrebbe anche muoversi in direzione di quei numerosissimi lavoratori autonomi e piccoli imprenditori che assumono pochi, pochissimi dipendenti e "soffrono" e "gioiscono" insieme a loro; questi soggetti non sono tutti e solamente evasori, sono anche uomini e donne che corrono dei rischi, così come, di altra natura certo, li corrono i lavoratori dipendenti. Per loro una riduzione delle tasse per le imprese, per esempio, sarebbe necessaria, così come una buona ed equa riforma che razionalizzi il prelievo fiscale lo sarebbe per tutti i cittadini. Insomma, è giustamente motivo di orgoglio per il centro-sinistra affermare di non aver mai fatto un condono e di tenere la barra dritta contro l'evasione, ma ciò non basta. Se a questo poi aggiungiamo, sempre restando sul tema tasse, delle "strategie comunicative" diciamo non proprio azzeccate del tipo "pagare le tasse è bellissimo" (concetto che peraltro condivido, intendiamoci!) o la formula "riduzione del cuneo fiscale" (a fronte del "no le mani nelle tasche delgi italiani"), allora sì che le doti di demagogo, comunicatore (e "imbroglione") di Berlusconi hanno buon gioco nel mettere fuori dalla partita il centro-sinistra, consentendogli di continuare a vincere con il ricorso esclusivo alle PAROLE!
Insomma, credo che all'attuale PD, anche sul tema tasse, servirebbero un po' di credibilità in più (con delle proposte che vadano a vantaggio non solo del tradizionale elettorato già schierato) e anche una maggior efficacia comunicativa, a cui facciano seguito ovviamente - quando sarà possibile - delle realizzazioni concrete ed effettive.
PIGNO