7 marzo 2013

Il PD e la "rottamazione". Cosa è cambiato rispetto alle primarie?

Matteo Orfini, responsabile Cultura e Informazione
del Partito Democratico
di Francesco Pignotti

In questi giorni c'è chi si diverte a confrontare le esternazioni fatte e le dichiarazioni rilasciate dai cosiddetti "anti-renziani" durante la campagna elettorale per le primarie con quelle rilasciate dagli stessi a partire dal martedì post-elettorale (lo fa ad esempio David Allegranti in questo articolo sul Corriere Fiorentino).
Magari è divertente, magari qualcuno si toglie qualche sassolino dalla scarpa a farlo; in ogni caso non è quello che intendo fare io. In politica d'altronde ci sta di cambiare idea, di sostenere una causa, di opporsi a quella del "nemico" e poi di fare ammenda dopo che i risultati ti danno torto. E così i liberi elettori, con voto

democratico, non hanno dato ragione alla causa "bersaniana", così come i liberi (ma pre-registrati) elettori delle primarie non avevano dato ragione a quella renziana. In ogni caso rinfacci ed accuse vanno evitati e non fanno certo del bene al PD.
Quello che io voglio sottolineare è piuttosto il fatto che la principale motivazione addotta da chi nel giro di poche settimane ha repentinamente cambiato idea sembra essere quella che possiamo riassumere con "la situazione è profondamente cambiata". Ma, mi chiedo, in che senso?

Prendiamo solo due esempi.
Consideriamo le recenti dichiarazioni dei bersaniani Matteo Orfini e Cecilia Pezza.
Il primo ha affermato: "Con questo voto è finita un’epoca e se ne riapre un’altra, anche per i vecchi dirigenti del Pd che tutt’ora resistono. È cambiato anzitutto il quadro.", mentre la seconda ha dichiarato: "Non escludo l’ipotesi che toccherà a Renzi, bisogna vedere lo scenario in cui ci si muove. Il problema però saranno le risposte da dare alle persone: noi non abbiamo intercettato la loro incazzatura profonda. Che sia Matteo o un altro, non è questo che mi spaventa. Il mondo è cambiato rispetto alle primarie.".
Ecco, è questo, secondo me, il punto: "La situazione è profondamente cambiata, il mondo è profondamente cambiato rispetto alle primarie"?

No. Non è affatto così. Il mondo non cambia certo profondamente in due mesi. E nemmeno l'Italia. Il paese reale, la società, i bisogni e le richieste della gente, la realtà; è tutto esattamente uguale a due o tre mesi fa. Un voto (o 8 milioni di voti), un'elezione, un risultato non cambiano il mondo, cambiano profondamente il quadro politico casomai, e il mondo, certo, ma quello interno ad un partito, quello degli equilibri politici, non quello "vero".

Il compito della politica è quello di capire il mondo, la realtà, la società, e di trovare soluzioni adeguate ai problemi.
Se nel giro di due o tre mesi gli elettori non ti danno ragione, forse non è il mondo ad essere profondamente cambiato, ma sei tu che avevi sbagliato qualcosa. Le richieste che provengono dal basso sono le stesse del novembre scorso; probabilmente ciò che è difettato è stata la capacità di comprenderle e di proporre loro un'adeguata risposta. Potrà apparire pignoleria, ma è fondamentale che si cominci a ragionare in questo modo. Impegnamoci tutti a farlo.

Perché il quadro è estremamente complicato e la situazione molto delicata e dalla lettura che dell'insuccesso elettorale verrà data dipenderà molto del futuro del centrosinistra, e non solo.
Probabilmente non era stata compresa l'intera portata della sfida "rottamatrice" (intesa in senso lato) di Renzi; speriamo che il voto del 24 e 25 febbraio induca tutti ad una riflessione seria, onesta e più approfondita.