27 febbraio 2013

Perché il centrosinistra non ha vinto?


di Francesco Pignotti

Il condizionale passato va di moda in queste ore. Ma, un po’ perché è inevitabile ed un po’ perché posso dire che nel mio caso è stato a suo tempo declinato all’indicativo presente, voglio dire che sarebbe servito un Pd omeopata. Già, un Pd ed un centrosinistra omeopati.

L’omeopatia cerca di curare un male facendo ricorso a quello stesso male, ma utilizzandolo e somministrandolo al paziente in una quantità fortemente diluita, secondo il principio di similitudine del
farmaco.

L’omeopatia forse non funzionerà in campo medico, ma credo che nel contesto politico italiano attuale, segnatamente all’interno del centrosinistra, una strategia di tipo omeopatico non avrebbe certo guastato all’Italia e agli italiani.

Il centrosinistra poteva – doveva, secondo chi scrive – curare il simile con il simile innanzitutto dando vita e corpo, finalmente, ad un’offerta politica che abbandonasse le antiche ed anacronistiche vesti di un partito di massa socialdemocratico post-comunista che non ha più ragione di esistere. Il male da sconfiggere erano il berlusconismo, il leghismo, il populismo demagogico, il liberismo sfrenato? Il centrosinistra avrebbe dovuto chiedersi perché per così tanto tempo questi –ismi sono stati maggioranza nel paese, provare a capire, ad ascoltare, umilmente, sporcandosi le mani e immergendosi nel paese reale, ed avvicinarsi a questi elettori, facendo proprie le loro richieste, le loro esigenze, i loro problemi, cercando di convincerli che le proprie soluzioni erano migliori di quelle di chi finora ha promesso ma fallito. Invece si è chiuso in sé stesso, si è arroccato nella facile quanto illusoria dimensione valoriale popolata da chi “già la pensa come noi”, respingendo i “compagni che sbagliano”, incapaci di comprendere che le nostre soluzioni sono quelle giuste (già, “L’Italia Giusta”…).

In secondo luogo avrebbe poi dovuto curare il simile con il simile di fronte alla nuova sfida rappresentata dal successo del Movimento 5 Stelle. Avrebbe cioè dovuto chiedersi il perché di tutto questo, intercettando il malumore, la rabbia e la disillusione dei simpatizzanti di questo movimento, facendo proprie alcune delle sue proposte, quelle maggiormente dettate dal buonsenso. Avrebbe dovuto fare questo, invece di sparare alzo zero contro milioni di elettori ed elettrici giudicati incapaci di intendere e di volere e invece di demonizzare e criminalizzare il M5S ed il suo leader, come a più riprese è stato fatto.

Invece niente di tutto ciò è avvenuto. L’offerta politica del centrosinistra si è limitata a riaffermare i propri valori, dipingendoli come moralmente superiori. Intendiamoci, chi scrive ne condivide la gran parte, ma in democrazia con la sola bontà dei valori si vince il premio della critica, non le elezioni. In democrazia serve convincere gli elettori a farsi votare, e per fare questo bisogna sporcarsi le mani. La democrazia è compromesso; preelettorale, non postelettorale. E’ negoziabilità di alcuni valori, di idee, di proposte, di programmi di fronte agli elettori. Non alleanze parlamentari in funzione governativa e spartizione di poltrone e posti in commissione.

Chi non lo capisce continuerà a perdere, consolandosi col premio della critica, imprecando contro la democrazia e gli elettori che sbagliano. Mentre gli altri (o nessuno) governa(no).