21 luglio 2011

Stato laico e sondino di stato

Credo nella democrazia rappresentativa; credo nel meccanismo democratico per cui si decide in base alla regola della maggioranza; trovo giusto che le decisioni che ci riguardano siano prese da qualcuno che abbiamo scelto (sorvoliamo qui la questione italiana preferenze/lista bloccata, affrontata anche in questo blog, CLICCA QUI 1) e QUI 2) ) come nostro rappresentante. Mi provoca però quantomeno un certo fastidio il sapere che decisioni come quelle relative al tema bioetica, relative cioè alla nostra esistenza in senso stretto, alla nostra vita, alla nostra morte, alla nascita dei nostri figli, siano in definitiva prese dal 50% + 1 di chi vota in parlamento, che oggi può essere Pdl + Lega + Udc perché alle elezioni del 2008 le circostanze e la situazione politica hanno portato ad un certo risultato, ma che
domani potrà essere il partito X più quello Y perché mutate condizioni politiche porteranno ad un risultato diverso. Insomma, ciò che mi dà fastidio è sapere che decisioni come quelle di cui dicevo sopra vengono subordinate al colore della maggioranza in parlamento. Lo so che il problema si pone esattamente nello stesso modo per ogni questione possibile esistente e non meno importante di quella suddetta, e so anche che è così che vanno le cose, che è così che funziona appunto la democrazia rappresentativa; tuttavia su questioni relative, diciamo - per intenderci - alla bioetica il problema mi appare più evidente, fino a farmi auspicare una possibile alternativa (che pure sono consapevole non esiste e non potrà mai esistere). In questi casi vengono tirate in ballo visioni e concezioni contrapposte sull’uomo, la vita, l’esistenza, dio, non dio: siamo, io credo, ad un livello, oserei dire, quasi metafisico, filosofico, che ha però delle ripercussioni dirette sulla vita di tutti. I nostri 945 rappresentanti sono davvero abbastanza nostri rappresentanti per decidere su temi in cui di mezzo c’è dio, l’esistenza, il suo PERCHE’ (e non il suo per COME, riguardo cui gli stessi rappresentanti decidono quotidianamente), il mistero della vita? Loro comunque decidono e nel farlo prevale la visione non del mondo ma della vita e dell’esistenza che in quel momento è maggioritaria in parlamento.
Questo dubbio amletico mi rimane, ma certamente non sono portato a risolverlo in direzione di una piena libertà lasciata al singolo individuo, nel senso che sulle questioni inerenti alla bioetica, ognuno faccia quel che crede più giusto e lo stato non interferisca, non regoli, non legiferi. Chi mi conosce sa che non sono radicale a tal punto da pensare questo; è giusto che riguardo tali questioni esista una regolazione statale (e del resto è così ormai dovunque). Il problema, niente affatto secondario, consiste in: “quale regolazione?, quali leggi?”.
E allora lo spunto per una breve riflessione mi è dato dalla legge approvata lo scorso 12 Luglio dal parlamento italiano, quella sul cosiddetto “testamento biologico”. Il provvedimento prevede, in soldoni, il no all'eutanasia e alla sospensione di idratazione e alimentazione (che il testo non classifica come terapie e che quindi non possono essere escluse da chi fa la dichiarazione), e l'introduzione della Dichiarazione anticipata di trattamento solo per gli stati vegetativi con assenza di attività cerebrale che dovrà essere accertata definitivamente da un medico o da un collegio di medici. Non mi sembra affatto il testamento biologico previsto in molti altri stati d’Europa e del mondo. Chi mi conosce sa anche che su temi di bioetica non ho una posizione netta e radicale, ho molte riserve, molti dubbi, sono spesso combattuto (pur da non credente) su questioni come aborto, fecondazione assistita, “banca del seme”. Ma sul testamento biologico e sul fine vita no, non riesco a non avere una posizione netta e certa e perciò questa legge mi lascia insoddisfatto, deluso e arrabbiato. L’influenza delle gerarchie della Chiesa è evidente, innegabile ed altrettanto inaccettabile, con la prevalenza netta di una bioetica cattolica - che si ispira alla dottrina della sacralità della vita, dell’inviolabilità e dell’indisponibilità della vita - in un ambito in cui andrebbe invece tutelata l’autonomia e la libertà individuale di decidere in modo cosciente e razionale della propria vita. L’essere umano e la persona sono di principio e di fatto separabili: non è possibile né accettabile mantenere in vita un essere umano a cui mancano quelle funzioni minime che ne fanno una persona per mezzo di un accanimento terapeutico, per mezzo di un sondino, con una nutrizione forzata, quando quella persona aveva precedentemente dichiarato in piena coscienza e libertà di volere esattamente il contrario. E’ questo il punto che critico di più: non chiedo uno stato e una bioetica LAICI IN SENSO FORTE, che obblighino e costringano tutti gli individui su posizioni e a pratiche laiche come l’eutanasia o l’interruzione di terapie e alimentazione; NO!, chiedo molto più semplicemente uno stato e una bioetica LAICI IN SENSO DEBOLE, che si fondino su “un atteggiamento critico e antidogmatico, che, partendo dal presupposto secondo cui non si può pretendere di possedere la verità più di quanto ogni altro possa pretendere, si ispira ai valori del pluralismo, della libertà e della tolleranza e quindi al principio dell’autonomia reciproca fra tutte le attività umane” (Abbagnano).
Insomma, non riesco ad accettare che non venga lasciata la possibilità ai cittadini di decidere individualmente riguardo al “fine vita”, ma venga loro (di fatto) imposta una soluzione obbligata, figlia di una visione dogmatica e, ancor peggio, di pressioni ed influenze politiche da parte di un’istituzione come la Chiesa su provvisorie maggioranze (e non solo) politiche.
PIGNO