18 dicembre 2011

L'Italia è un paese razzista

La disperazione di alcuni concittadini delle vittime
(foto LaPresse)
Martedì scorso durante la discussione della mia tesi il presidente della commissione di laurea era assente. E’ arrivato in enorme ritardo poiché le vie principali vicino al polo universitario di Novoli erano letteralmente bloccate dal primo pomeriggio. Da quando poco più in là, in Piazza Dalmazia, era andato in scena il teatro della più miserevole follia umana. Stavo pranzando ripetendo nella mia testa la tesi quando al telegiornale hanno dato la notizia di un’anonima sparatoria nella “periferia”  di Firenze. Solo la sera quando sono tornato a casa mi sono reso  conto della gravità del fatto.
Leggere sul giornale, vedere in tv, l’accostamento di parole come “razzismo”, “estrema destra”, “assassinio”, “Firenze”, “terrore” mi ha spinto a
riflettere. E’ un pensiero infantile quello di autoconvincersi che il male, le “cose brutte” siano fuori dalla nostra portata quotidiana, dal nostro ambiente. Ma poi arrivano quegli eventi che ti dimostrano come il germe di questi sia sempre sotto i nostri piedi. Che sia stato un regolamento di conti, che sia stato un atto di follia repressa ed infine scoppiata non giustifica gli effetti.
Il più palese dei quali è quello che l’Italia è un paese razzista.
Mi spiego meglio: non è una novità, il terzo partito nazionale è esplicitamente razzista e xenofobo, e già questo è indice di una generale attitudine del paese.
I fatti di Piazza Dalmazia però sono emblematici di un morbo latente che si sta mostrando da pochi anni
in Europa, ed ha avuto la manifestazione più drammatica a luglio con l’attentato di Oslo ed il massacro di Utøya, quando  un solo uomo -se così si può chiamare tale feccia vivente e malata- ha dimostrato come lo sposalizio infernale di due idee possa portare ai livelli più alti della follia.
C’è forse il sentimento più umano alla base, la paura, la paura del diverso. E’ l’unione delle ideologie di estrema destra, del fascismo, con quelle razziste. Il suo frutto più immondo l’aveva già donato al mondo con il nazismo.
Oggi l’Europa ha paura di perdere la sua identità che ancora non ha trovato, i suoi paesi hanno paura di essere invasi, e così, appena le cose si mettono male, s’incolpa i più indifesi ed indifendibili: gli immigrati.
Essere razzisti vuol dire essere incivili, ed essere incivili vuol dire essere antidemocratici. Ed il nostro è un paese incivile e razzista: in una società dove una ragazzina pensa che sia meglio sostenere di essere stata stuprata da dei rom invece che averla data via liberamente come tutte le coetanee, in un paese dove si scatenano pogrom come quello di Torino della scorsa settimana e dove c’è gentaccia in televisione che sostiene che ad alimentare le tensioni sono i centri sociali di sinistra (gli eredi dei comunisti, portatori di tutti i mali fino a qualche tempo fa!) non c’è da meravigliarsi se poi succedono porcate come quella di martedì. D’altronde fino a qualche tempo fa al governo c’erano ministri razzisti e diversamente intelligenti, prestati alla politica spicciola invece che rimanere a casa dopo i coccoloni.
E’ un contesto che fa abbastanza ribrezzo.
Ed è il mio, il tuo, il vostro, il nostro.
Il "Manifesto della Razza", pubblicato dal PNF
 il 25 luglio 1938
Scrivevo di un sposalizio infernale. Beh, uno dei due componenti è la solita merda. Non è antico sostenere che il fascismo è una merdata, ça va sans dire un’ idea sconfitta dalla Storia, che dovrebbe essere stata gettata definitivamente nel cesso.  Questo blog vuole essere politicamente corretto, ed infatti è politicamente corretto sostenere che il fascismo come idea di estrema destra è una colossale menzogna, un po’ schifosa, puzzolente come la merda dei pranzi post natalizi. Sono state scritte vagonate di pagine da studiosi di scienza politica sull’essenza del fascismo, sulla sua storicità: ma in concreto, il cuore rimane della stessa sostanza. C’è poco da girarci intorno in maniera prolissa.
Il razzismo invece è un po’ come l’appendice, più radicata sin dai tempi passati. Nella civiltà occidentale sin dal tempo dei greci. La stessa democrazia ateniese si basava su un sistema razzista. Furono gli scrittori dell’Ellade a dare una connotazione negativa a coloro che non appartenevano al loro mondo: i barbari. L’etimologia della parola è legata al “bar bar”, per i greci sinonimo di balbuzie, cioè di incapacità di parlare. Et voilà, les jeux sont faits. I diversi sono anche più stupidi. Pure Aristotele sosteneva che per natura ci fossero individui destinati ad essere schiavi.
Poi sono arrivati i romani: la civiltà entro i loro limes, l’inciviltà fuori.
Non descriverò un percorso antropologico sullo sviluppo del razzismo, mi soffermo sui suoi apici.
Il primo è con l’Illuminismo, e quindi con la nascita della nostra società come la conosciamo oggi: la voglia di classificare, di razionalizzare portò vari studiosi e filosofi (anche celebri come Linneo e Schlegel) ad occuparsi di fisiognomica e frenologia: cioè attribuire capacità intellettive e sociali a seconda delle proprie caratteristiche fisiche.
Il secondo apice è stata l’età dell’imperialismo, ultima fase del colonialismo europeo. Il nostro continente come portatore di civiltà nel mondo barbaro. Almeno prima che ci suicidassimo con le guerre mondiali ed il fascismo.
Quei due uomini uccisi erano poveretti venuti a cercare fortuna in un paese in cui almeno loro credevano, non come la maggior parte di noi. Erano “solo” dei venditori ambulanti. Uccisi da un folle fascista razzista.
Questa è la realtà.
Finché non capiremo che non esiste il diverso, ma solo l’individuo o tutti gli individui, non andremo da nessuna parte.
Perché anche i venditori ambulanti fanno la Storia, come dimostrato da quello che è successo in Tunisia esattamente un anno fa.

Dottor BARBA


Come promesso, allego le riflessioni di due dei nostri lettori più affezionati, Tullio e Marco, sulla questione. Continuate a seguirci e scriverci sulla nostra pagina di facebook!
TULLIO:
Così di getto mi viene da pensare sull'indulgenza delle autorità a livello europeo (non solo italiano) nei confronti dei movimenti eversivi di estrema destra. Il momento storico e il tormentone mediatico di questi ultimi tempi ha spostato la concentrazione sul sovversivismo diciamo di sinistra (quello dei centri sociali per capirci), che chiaramente in un momento di incertezza e di crisi della finanza si globale si fa sentire con forme d'espressione violente e spesso antidemocratiche. Ma i fatti di Torino e Firenze, il fattaccio di qualche mese fa in Norvegia non fanno altro che testimoniare come in realtà piccoli casi isolati e spesso nuclei da combattimento alimentati dal fanatismo e dall'ideologia "white pride" o neonazista siano molto pericolosi, tutt'altro che in diminuzione e SOTTOVALUTATI dalle autorità nazionali e transnazionali di polizia. I fatti di Torino e di Firenze dimostrano poi che in Italia esiste un problema razzismo e che purtroppo è lungi dall'essere superabile nel breve periodo.
MARCO:
 La follia e l'odio si alimentano a vicenda e quello che è successo oggi ne è la prova. Ho provato vergogna oggi fuori dalla mia facoltà vedendo la rabbia del corteo della comunità senegalese. Ho abbassato lo sguardo. Ho provato anche io rabbia verso questo mostro, ma tanta vergogna per quello che il mio paese ha permesso. Il razzismo torna sempre indietro. Dobbiamo fermare il circolare di certe idee violente e razziste, gruppi come Casa Pound i cui faceva parte (non perchè fascista ma se un folle va a contatto con certe esaltazioni succede questo). E sopratutto mi chiedo: COME L'HA AVUTA LA PISTOLA? ancora una volta siamo rimasti a guardare, parliamo a fatti già compiuti.