di Filippo Barbagli
Oggi, 23 aprile 2013,
l'Assemblée Nationale francese ha approvato definitivamente la legge
Taubira. Con 331 voti favorevoli, 225 contrari e 10 astenuti, la
Francia è diventata il 14° stato (in toto)
al mondo a legalizzare la parità di diritti per i cittadini
omossesuali, cioè il matrimonio e l'adozione per coppie dello stesso
sesso.
Le mariage pour tous
ha diviso profondamente ed appassionato l'opinione pubblica dei
cugini d'oltralpe, ha esposto la presidenza di François Hollande a
critiche di strumentalizzazione – anche se era un aspetto
presentato del programma durante la campagna elettorale-, ma
soprattutto è destinato a rivoluzionare il dibattito sulla parità
di diritti in tutto il continente, e forse nel mondo.
Perché, l'onda partita dai Paesi Bassi nel 2001 (12 anni fa!), e rafforzata dalla Spagna di Zapatero nel 2005, ha conquistato uno dei paesi più importanti d'Europa, e per la prima volta nella storia, un paese del G8.
Perché, l'onda partita dai Paesi Bassi nel 2001 (12 anni fa!), e rafforzata dalla Spagna di Zapatero nel 2005, ha conquistato uno dei paesi più importanti d'Europa, e per la prima volta nella storia, un paese del G8.
Nelle
teorie delle relazioni internazionali una delle maggiori scuole di
pensiero è il liberalismo. Non quello del centrodestra nostro, eh. Viene generalmente indicato come padre nobile di questa teoria
il filosofo prussiano Immanuel Kant, con la sua opera Per
la pace perpetua (Zum
Ewigen Frieden), scritta nel
1795. In essa, l'obiettivo di ricerca è la creazione delle condizioni che
portino l'Europa, e quindi il mondo, alla pace perpetua tra i popoli.
Al tempo di vecchi re bardati d'ermellino, poi decapitati, e nuovi
imperatori, Kant proponeva l'instaurazione di un sistema di
repubbliche basate su un governo costituzionale, le cui buone leggi,
facilmente approvabili nei vari stati in virtù della loro qualità
etica, avrebbero reso le nazioni più pacifiche, disincentivando in questo modo
l'uso della guerra come strumento delle relazioni internazionali. Pensiamo al mondo di oggi, come la comunità internazionale degli stati democratici abbia rifiutato la guerra come modus operandi. Infatti, sebbene possano sembrare ingenui, l'ottimismo ed il positivismo
antropologico della tradizione liberale hanno profondamente influenzato
il pensiero occidentale successivo. Basti pensare che le nostra
visione di stato democratico = stato pacifico, o la tutela
internazionale dei diritti umani, sono figlie di tale tradizione. E'
un approccio filosofico che sposa e si fa promotore dell'idea di
progresso, inteso come processo storico inarrestabile in quanto
contenuto in nuce in
tutte le società umane, quindi negli individui.
Sebbene
per certi aspetti la dottrina liberale sia stata smentita o abbia
avuto delle degenerazioni (esportazione della democrazia in primis),
per altri ha trionfato lasciato il suo segno nella storia. Basti
pensare alla democratizzazione dei paesi dell'Est Europa dopo il
crollo del Muro, la valorizzazione del concetto di pace (e la Società
delle Nazioni Unite), il riconoscimento dell'uguaglianza dei diritti
della donna, o il divorzio, l'aborto....sono tutti processi
cominciati in maniera limitata e contrasta dalla maggioranza, ma che,
una volta riconosciuto il loro valore della natura umana, sono stati
sposati a macchia d'olio.
E
mi dispiace dirlo per chi è ancora contro. Anzi, no, non mi
dispiace. E' così anche per i diritti degli omosessuali, dai
matrimoni alle adozioni. Quello che è successo oggi in Francia, che
verrà seguita tra poco anche dagli USA, è l'ennesima conferma di un
processo che toccherà prima o poi anche all'Italia.
Il
caso francese è emblematico, poiché tale progetto di legge ha
incendiato l'opinione pubblica, mobilitando masse di cittadini, sia
pro che contro. Il fatto che gli oppositori della legge Taubira si
siano magistralmente mobilitati -sebbene con l'aiuto e la direzione
di gruppi di estrema destra e fondamentalisti cattolici oltranzisti-,
se analizzato con i sondaggi alla mano, che vedono il matrimonio
omosessuale come accettato dalla maggioranza dei francesi, dimostra
un fatto importante. Che appunto la maggioranza della società, abbia
ritenuto il diritto del matrimonio come un dato di fatto che deve
essere accettato da tutti ormai, e quindi si sia mobilitata in
maniera minore.
Mentre
noi stiamo ancora a discutere sulle unioni di tipo francese o
tedesco, quando i PACS, almeno per gli omosessuali, da oggi sono de
facto superati.
Il
fatto al limite tra il buffo e l'ipocrita è quando si sente dire
che, in questo momento di crisi massima, della politica e
dell'economia, non c'è tempo e non conviene stare a disquisire su
questi temi, di diritti civili. Perché alla fine stiamo parlando di
questo. A questi vispi commentatori bisognerebbe far notare che è
proprio in questi momenti di grave crisi quelli in cui vengono posti i nuovi pilastri alla base della società, in cui vengono definiti nuovi
valori e parametri etici di riferimento. Ecco, e qui divento un
ingenuo, soprattutto considerando la nostra situazione politica negli
ultimi giorni. Ecco perché spero che il prossimo governo legiferi
sulla questione. Per due motivi. Il primo, più importante, riguarda
il vuoto normativo, scandaloso, che il nostro paese deve colmare. Che
siano matrimoni, unioni civili, partnerships ed altre definizioni
politicamente corrette....purché facciano qualcosa. Siamo gli unici in
Europa a non avere un testo di legge di riferimento per tale
questione. E non si tratta di colorare una cartina: qui parliamo di
gente, di coppie che si amano, che non vedono i loro diritti
riconosciuti. E questo non avviene in un paese civile. E lo sappiamo
tutti. Il secondo motivo si richiama all'inizio del mio intervento:
se mai non avessero il coraggio di approvare subito il matrimonio,
una partnership od unione civile può essere un inizio. Un debutto
per piantare nella società il seme dell'idea che la parità dei
diritti è un dovere morale ed una conquista, una tappa del
progresso. Così qualche anno dopo sarà più facile, anche se non
indolore, arrivare ai matrimoni. Il caso francese, con i PACS degli
anni '90, lo dimostra ampiamente.
Spingo
dunque alla definizione di matrimonio perché un'altra definizione
implica una non totale uguaglianza di diritti, e questo non va bene.
Questo
discorso vale anche per le adozioni. Perché alla fine si tratta
comunque di un posizioni dettate da sensibilità culturali. Non
considero neanche le persone che si approcciano a questi temi
basandosi su vecchi libri scritti centinaia di anni fa, o per sentito
dire da vecchi frustrati da una vita di rinunzie. Capisco
perfettamente che questo argomento susciti ancora più divisioni e
dubbi, ed è giusto che sia così. Ma voglio solo lanciare qualche
spunto di riflessioni. A quelli che dicono che è contro l'ordine
naturale delle cose, vorrei ricordare che un ordine naturale non
esiste, che esso è l'autopercezione costruita dalle società a seconda
di precisi momenti storici e pedigrees ideologici. Vincere il gioco
consisterà nel far rientrare tali diritti nei valori dell'ordine
naturale del mondo per le generazioni successive. Ed in molti paesi
ci stanno riuscendo alla perfezione. Senza le buffe derive
pittoresche descritte da molti che hanno invocato l'instaurarsi di un
gay pride globale, molto succinto, nei prossimi decenni.
Paesi
che hanno legalizzato matrimoni ed adozioni già da più di un
decennio non hanno avuto decadenze sociali, anzi, sono oggi tra gli
stati più ammirati per il loro progresso sociale.
Tutti
gli studi medici, psicologici e psichiatrici dimostrano la nullità
dell'obiezione del “bambino che cresce male”, perché se così
succede è perché magari non c'è amore nella famiglia, o peggio,
perché la società ghettizza e criminalizza tali piccoli esseri,
colpevoli di avere due padri/madri invece di un padre e di una madre.
Anche lì, quando la società avrà imparato ad accettare anche
costoro, non ci saranno più bambini additati all'asilo perché accompagnati da due padri. Perché lo stesso discorso può essere fatto anche con i
divorziati, le madri/padri single etc. Eppure in quel caso la società
ha metabilizzato la questione, ed ora l'accetta.
Sto
parlando di semplici adozioni. Perché le tematiche su fecondazione
assistita, utero in affitto e via dicendo sono appassionanti ma
richiederebbero un altro post esclusivo per loro, e soprattutto un
dibattito più maturo ed articolato nella società. Fatto che in
Italia ancora non è avvenuto, grazie a quel coglione del cardinale
Ruini.
Sto
parlando appunto di semplici adozioni. Perché non possiamo
appellarci all'ordine naturale per contrastarle. Noi umani non
viviamo solo per la procreazione e la continuità della specie,
quello che ci differenzia dagli animali -in cui comunque è
largamente diffusa l'omosessualità- è la facoltà di pensare.
Pensare, immaginare un mondo migliore adatto alle nostre esigenze,
quelle di tutti.
Se
dovessimo votare domani per legalizzare le adozioni per le coppie
omosessuali, perché la vostra coppia etero di amici, in cui uno dei
due è naturalmente sterile, può adottare un bambino, crescerlo ed
amarlo, mentre l'altra vostra coppia di amici, in questo caso
omosessuale, non potrebbe fare lo stesso? Votereste per negare questo
diritto?
E
qui mi chiudo a cerchio richiamandomi a Kant. Il matrimonio e le
adozioni sono certamente dei diritti, ma devono e dovranno essere soprattutto dei
doveri morali per la nostra società in futuro. Come diceva il
filosofo, appunto, fareste mai a qualcuno quello che non vorreste che
fosse fatto a voi? Neghereste mai a qualcuno un diritto che voi
vorreste giustamente usufruire in futuro?
Perché
oggi in Francia ha vinto il progresso, ha vinto qualcosa di sinistra:
il riconoscimento che tutti abbiamo diritto, perdonatemi il gioco di
parole, agli stessi diritti. Così come ai francesi hanno insegnato gli avi
della Rivoluzione, Liberté, Egalité, Fraternité.
E da oggi, laggiù, sono tutti uguali per davvero.