di Francesco Pignotti
Confesso
che non ho ascoltato il “saggio” costituzionalista Onida ad “Otto e Mezzo” su
La7 due sere fa.
Ho
però letto alcuni spezzoni del suo intervento. In particolare ciò che ha
affermato a proposito della possibilità di una modifica della legge elettorale.
Chiariamoci
subito, questa innovativa ed originale proprogatio – diversa cosa è la proroga –
del
governo dimissionario e in carica per il disbrigo degli affari correnti, intesa nei fatti a far trascorrere il tempo necessario perché si giunga all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, sarà risultata utile solamente se la squadra dei saggi riuscirà a mettere a punto alcune modifiche imprescindibili alle regole del gioco, che dovranno poi essere rese effettive con voto parlamentare. Se non sarà possibile modificare la seconda parte della Costituzione – in particolare con l’abolizione del bicameralismo ridondante all’italiana –, sarà allora quantomeno necessario, ma che dico?, tassativamente obbligatorio, ripensare, modificandola, la legge elettorale. Affinché si possa tornare al voto – ciò che accadrà in tempi brevi – potendo stare ben certi che l’esito delle urne non ci consegnerà nuovamente un parlamento impossibilitato a dar la fiducia ad un governo stabile.
governo dimissionario e in carica per il disbrigo degli affari correnti, intesa nei fatti a far trascorrere il tempo necessario perché si giunga all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, sarà risultata utile solamente se la squadra dei saggi riuscirà a mettere a punto alcune modifiche imprescindibili alle regole del gioco, che dovranno poi essere rese effettive con voto parlamentare. Se non sarà possibile modificare la seconda parte della Costituzione – in particolare con l’abolizione del bicameralismo ridondante all’italiana –, sarà allora quantomeno necessario, ma che dico?, tassativamente obbligatorio, ripensare, modificandola, la legge elettorale. Affinché si possa tornare al voto – ciò che accadrà in tempi brevi – potendo stare ben certi che l’esito delle urne non ci consegnerà nuovamente un parlamento impossibilitato a dar la fiducia ad un governo stabile.
Il
sistema elettorale conta, in questo frangente forse più di ogni altra cosa, a
maggior ragione se il folle dualismo Camera-Senato verrà mantenuto intatto.
Spero che questo sia chiaro a tutti, saggi e non. Deve esserlo, perché lo
stiamo sperimentando sulla nostra pelle. E non facciamo l’errore di
dimenticarci che la situazione incerta, confusa ed estremamente pericolosa che
stiamo vivendo è il frutto maturo della sciagurata legge partorita dalla mente
del leghista Calderoli.
E,
dunque, cosa affermava Onida ad Otto e Mezzo? Il saggio ex presidente della
Corte Costituzionale ha detto che “teoricamente con questa legge potrebbe avere
la maggioranza dei seggi un partito con meno del 30% dei voti. Penso che la
legge vada cambiata”. Penso anche io, come detto, che la legge vada cambiata;
ma il saggio Onida, all’indomani di un esito elettorale che ci consegna un
Senato senza alcuna maggioranza possibile, che fa? Prende posizione contro il
meccanismo del premio di maggioranza nazionale della Camera che, buon dio, è il
fiore all’occhiello della legge Calderoli, quella per intendersi dei premietti
regionali del Senato, delle liste circoscrizionali lunghissime, delle
pluricandidature senza limite alcuno.
Onida
è saggio e ritiene “l'attuale premio di maggioranza un difetto fondamentale
della legge esistente”, io sono uno stolto e lo considero come il punto da cui
ripartire. E, si badi bene, non considero il premio di maggioranza nazionale in
sé come il punto da cui ripartire, bensì quello che esso rappresenta. Il premio
di maggioranza nazionale garantisce infatti la sera stessa delle elezioni un
vincitore certo, una maggioranza, un governo. Questo è un difetto secondo voi?
Il premio di maggioranza introduce disproporzionalità in un sistema elettorale,
e oggigiorno le democrazie occidentali hanno un disperato bisogno di
disproporzionalità. Se non esiste un partito che ottiene il 50%+1 dei voti
degli elettori, allora serve una legge elettorale disproporzionale che assegni
al partito più votato una maggioranza che dia vita ad un governo. Perché senza
una maggioranza ed un governo stabili oggigiorno si muore. Di una morte lenta e
dolorosa. A poco servono le cure palliative dei saggi.
Posso
capire che appare “poco democratico” che il 54% dei seggi venga assegnato a
chi, mettiamo, ha ottenuto solamente il 30% dei voti. A parte che esistono
delle soluzioni a ciò – come quella di un eventuale ballottaggio per ottenere
il premio tra i due partiti o coalizioni più votati –, ma faccio inoltre notare
che nelle tanto decantate democrazie inglese e francese il partito che ottiene
la maggioranza assoluta in Parlamento lo fa spesso – chiedete ad Hollande ed ai
suoi – con una percentuale di voti ottenuti inferiore al 30%. E non mi pare che
nessuno si lamenti.
Insomma,
di legge truffa hanno già ammazzato De Gasperi e con lui è morta la possibilità
per il nostro paese di conoscere cosa sia e come funzioni una democrazia europea
maggioritaria. Ammazzare il Porcellum non mi dispiacerebbe, ma attenzione, perché potrebbe
essere un suicidio…