La scelta del prossimo Presidente della
Repubblica, e con lui della forza politica con cui aprire la strada
del governo, aveva presentato un bivio. Due opzioni. Ma Bersani è
riuscito a cavarne una terza (e dire che le “terze vie” non han
mai portato grossi risultati), con il solito capolavoro di
mediocrità.
Le due strade divergevano alla grande:
Bersani poteva scegliere di votare
Rodotà, rispondendo all'appello di un Grillo impaurito dalla
responsabilità capitatagli e dall'evidente controproducenza del suo
essere sempre “contro”; poteva aprire una strada inedita, nuova,
un sentiero oscuro e mai selciato prima, capace però di portare
potenzialmente effetti benefici sia al PD che a Grillo.
Altrimenti Bersani poteva ripiegare
sulla facilità di una convergenza (stile Prima Repubblica) con il
PDL, proponendo Amato o D'Alema alla Presidenza e aprendo ad un
governo di larghe intese, con la conseguente morte del PD, l'egemonia
di un Renzi politicamente trasversale, e un Grillo estromesso pronto
ad un nuovo exploit.
Invece, ancora una volta, è il trionfo
dell'indecisione e della mancanza di chiarezza. Il nome che circola
in queste ore è quello di Franco Marini.
È qui è la sconfitta più grande. I
grillini fanno un nome, ma Bersani tentenna. Grillo dice “decidi”,
e Bersani aspetta, porta avanti politicismi vari, pensa di usare
Rodotà per il governo, vuole includere Scelta Civica per avere un
Piano B (come se nella vita si potesse sempre avere) e nei fatti
finisce solo per tirare la corda e spostare l'orizzonte più in là.
Ha paura di farcela. Ha davanti
l'occasione ma non la sa cogliere, e questo perché è figlio della
sua storia. Una storia pesante, fatta di troppe chiacchiere, troppi
pensieri e pochissimi fatti.
Un mio professore dice sempre che “le
ideologie sono giustificazioni” e io credo che sia vero, eccome. La
retorica del “nome condiviso da tutti” (anche da Berlusconi), del
“Presidente di tutti gli italiani” è pura ideologia. La realtà
è che con questi discorsi Bersani si giustifica, giustifica la sua
paura di farcela, la sua paura di vincere.
La sua retorica è vuota perché tutti
sappiamo che la realtà è difficile, spinosa e bisogna sapersi
imporre, specie in politica. Davanti poi al nome di Rodotà, un Capo
dello Stato potenzialmente eccellente, discorsi come questi sono
davvero inaccettabili.
“Certo potrei baciarti ed essere
felice, ma stasera devo studiare, devo aiutare la mamma, devo aiutare
i poveri, devo scrivere il libro della mia vita, devo...
Perdonami.
Però domani, giuro, ti bacio.”