Ho appena letto il valido (!) intervento qui sotto del mio compagno-blogger-addetto agli esteri Barba (vi consiglio vivamente la lettura!). Comincio col dire che l'ho molto apprezzato (ora smetto con i complimenti), anche perchè nella seconda parte tratta di una tematica un po' più generale di cui spesso abbiamo parlato insieme.
Questa analisi mi trova d'accordo su molti punti; condivido il ricordo e l'emozione (in senso lato) che l'11 settembre mi ha provocato appena dodicenne; condivido anche l'impressione che l'esecuzione di Saddam ha fatto credo a molti;
sono d'accordo sul fatto che sicuramente ad Obama questo che è "accaduto" porta più voti dell' "Aboliremo l'ICI!!!" di Berlusconi sul gong finale del dibattito con Prodi nel 2006; e sono assolutamente d'accordo col fatto che lasciare ora subito l'Afghanistan sarebbe un disastro per tutti (i "failed states" comunque sono un chiaro esempio di come se un modo c'è di esportare la democrazia - lasciamo stare qui se ciò sia "giusto" o no -, certamente non è quello usato in Iraq e Afghanistan).
sono d'accordo sul fatto che sicuramente ad Obama questo che è "accaduto" porta più voti dell' "Aboliremo l'ICI!!!" di Berlusconi sul gong finale del dibattito con Prodi nel 2006; e sono assolutamente d'accordo col fatto che lasciare ora subito l'Afghanistan sarebbe un disastro per tutti (i "failed states" comunque sono un chiaro esempio di come se un modo c'è di esportare la democrazia - lasciamo stare qui se ciò sia "giusto" o no -, certamente non è quello usato in Iraq e Afghanistan).
Per quanto riguarda Obama e le sue contraddizioni, beh, io credo siano contraddizioni fino ad un certo punto. Mi spiego: la grande rivoluzione di un presidente Usa nero e democratico dopo 8 anni di Bush, la si è potuta avvertire con misure come quelle sulla sanità, con il contributo che è stato dato a favore dei più "deboli", dei "meno uguali" negli Usa, oltre a rivestire un enorme significato simbolico per l'uguaglianza razziale e per l'uguaglianza in generale. Ma davvero ci si poteva aspettare un'improvvisa svolta nella politica estera a stelle e strisce? Davvero si poteva pensare che Obama fosse così diverso da tutti coloro che l'avevano preceduto? Non mi piace l'antiamericanismo cieco, a buon mercato e a tutti i costi, ma qui davvero mi sembra chiaro che, sotto sotto, in politica estera, nella loro "missione", i presidenti americani siano tutti molto simili, asinelli o elefanti che siano. La questione fondamentale è sempre lì: si possono esportare democrazia e diritti umani nel mondo? E se sì, lo si può fare come da anni ci siamo abituati a vedere e sentire? Un discorso (per quanto importante) e un Nobel per la pace non possono certo aver risolto la questione e la semlice frase "giustizia è stata fatta" per me la ripropone tutta intera. Obama è Obama, ma è anche un cittadino e politico statunitense, cresciuto e socializzatosi con e alla visione statunitense del mondo e dell'uomo, che in ambito di politica estera (visione ideale del mondo ideale e della vita di tutti gli uomini in tale mondo ideale) fatico (forse stupidamente) a non vedere come una e unica.
Per chiudere questo mio brevissimo intervento, esprimo la mia personale preoccupazione sul futuro di quello che qualcuno ha definito con un'espressione secondo me non molto felice "scontro di civiltà" e su ciò che avverrà.
PIGNO