Di ritorno dal Mandela Forum di
Firenze, tappa fiorentina del tour di Matteo Renzi (e da una giornata piuttosto
pesante), potrei scrivere di cosa Renzi ha raccontato alla platea di più di
5000 persone, di come lo ha fatto, di come penso andranno queste primarie e poi
le elezioni. Potrei analizzare insomma, come per motivi di studio sono spesso
abituato a fare. Ma stasera scelgo di lasciare da parte le analisi e le
previsioni e di esprimere quello che sento.
E comincio dicendo innanzitutto
che stasera sono ottimista e fiducioso. Lo sono perché mi sembra di vedere un
partito, il PD, che, nonostante tutto, nonostante le numerose critiche che io
per primo gli rivolgo, nonostante le difficoltà e le contraddizioni che
talvolta paiono insanabili, ha voglia di tornare quel partito che si prometteva
di essere poco più di
5 anni fa, un partito coraggioso, aperto, inclusivo che, senza paura di guardare avanti e senza il bisogno di rimanere rinchiuso in modo sterile nel passato, era stato in grado di entusiasmarmi, di darmi speranza e fiducia nel futuro.
5 anni fa, un partito coraggioso, aperto, inclusivo che, senza paura di guardare avanti e senza il bisogno di rimanere rinchiuso in modo sterile nel passato, era stato in grado di entusiasmarmi, di darmi speranza e fiducia nel futuro.
Continuo dicendo che questo
rinnovato entusiasmo lo devo in particolare ad uno dei candidati alle primarie
del PD, ovvero Matteo Renzi, il cui pensiero così spesso condivido, dal punto di vista
della
lettura e dell’analisi del mondo, della società e della politica contemporanei ancor prima che dal punto di vista delle soluzioni proposte. Così spesso mi capita di sentirlo dire esattamente ciò che penso, ciò che avrei voluto dire io, ciò che credo sia appropriato dire, ciò che avrei voluto sentirmi dire, ciò che condivido. Studio la politica (e un po’ di comunicazione politica) e cerco per questo e grazie a questo di stare forse anche un po’ più attento a fare la tara alla “propaganda” e al “programma” di Renzi, ma resto comunque convinto che la sua sia attualmente la migliore e la più corretta tra le visioni, tra le letture e le analisi della realtà che ci circonda tra quelle proposte.
lettura e dell’analisi del mondo, della società e della politica contemporanei ancor prima che dal punto di vista delle soluzioni proposte. Così spesso mi capita di sentirlo dire esattamente ciò che penso, ciò che avrei voluto dire io, ciò che credo sia appropriato dire, ciò che avrei voluto sentirmi dire, ciò che condivido. Studio la politica (e un po’ di comunicazione politica) e cerco per questo e grazie a questo di stare forse anche un po’ più attento a fare la tara alla “propaganda” e al “programma” di Renzi, ma resto comunque convinto che la sua sia attualmente la migliore e la più corretta tra le visioni, tra le letture e le analisi della realtà che ci circonda tra quelle proposte.
Ma Renzi partecipa e concorre
alle primarie (delle bellissime, utilissime, benefiche e provvidenziali
primarie) del PD, un partito che coraggiosamente le ha concesse modificando il
proprio statuto e che, se non cadrà vittima della paura introducendo regole
troppo rigide a discapito di un’ampia partecipazione, ne uscirà rafforzato e
legittimato. Una bella occasione per coinvolgere i cittadini elettori,
recuperando molti di essi al voto, sottraendoli al non voto o al voto di
protesta. Un bello schiaffo alla cosiddetta “antipolitica”.
Dopotutto oggi è il giorno in cui
Silvio Berlusconi è stato condannato (seppure in primo grado) a 4 anni di
reclusione; è un giorno simbolico, emblema della fine di un’epoca, di un’era.
Adesso per il PD e per il centro-sinistra c’è una grande opportunità, quella di
ridare la speranza in un futuro davvero migliore, in cui libertà, uguaglianza,
merito, cultura, lavoro, diritti, felicità non siano solo più parole vuote,
generiche affermazioni, slogan da campagna elettorale.
I problemi sono infinitamente numerosi, giganteschi, strutturali, interconnessi ma io stavolta ci credo, che qualcosa possa migliorare. E voi
perdonatemi questo slancio entusiastico ed ottimistico (che da domani torno il
cinico e pessimista realista, osservatore e analista disilluso di sempre).
PIGNO