Viola Bruttomesso
E' morto domenica 23
Marzo all'età di 81 Adolfo Suarez, l'uomo che insieme a Re Juan
Carlos di Borbone traghettò la Spagna dalla dittatura alla
democrazia. Era malato da tempo Suarez, l'Alzahimer se l'era portato
via e con lui la sua importantissima memoria storica e il suo
spessore intellettuale.
Laureato in
Giurisprudenza presso la prestigiosa Università di Salamanca,
direttore della Tv franchista dal 1969, successivamente scelto dal Re
due anni dopo la morte del dittatore per guidare la Spagna nel suo
periodo più difficile, Suarez governò dal 1977 al 1981.
Uomo della rinascita di
un paese oscurato da 40 anni di dittatura, che in solo due anni e
mezzo fu capace di prendere per mano il suo Paese traghettandolo
attraverso un processo che ne cambiò il volto nonostante i numerosi
tentativi di minare una transizione già di per sé difficile. Tra
questi sono da ricordare gli attentati da parte del terrorismo
nazionalista basco dell' ETA e sopratutto il tentativo di Golpe del
23F del 1981 da parte del General Tejero, uno dei tanti nostalgici
della dittatura.
Prese la
Spagna per mano Suarez, e lo fece da solo riuscendo a mettere
d'accordo destra e sinistra rendendo di nuovo legale il Partito
Comunista messo al bando da Franco dal 1939 e sostenendo una visione
moderata incanalata dal Partito Unione del Centro democratico (UCD),
dissoltosi poi nel 1982.
Il suo più
grande successo politico fu sicuramente la promulgazione della
Costituzione Spagnola approvata il 6 dicembre del 1977 e entrata
in vigore nel 1978, rimasta praticamente la stessa fino ai giorni
nostri e le cui uniche modifiche furono l' estensione
ai cittadini dell' Unione Europea i diritti elettorali, attivi e
passivi, nelle elezioni locali e l' introduzione del principio del
pareggio di bilancio.
La Carta Costituzionale Spagnola ha come base il principio di unità
nazionale tanto contestata da Catalani e Baschi che da anni ne
richiedono una revisione d, nonostante il modello delle Autonomie che
fu adottato proprio durante la redazione di questa per cercare di
mitigare i sempre più crescenti nazionalismi.
Uno degli
uomini più amati della scena politica spagnola finì la sua
brillante carriera dimettendosi, le pressioni del neonato Partito
Socialista (PSOE) di Felipe Gonzalez che lo accusava di vicinanza al
GRAPO (organizzazione terroristica di sinistra) e supposte pressioni
militari lo portarono a dichiarare, temendo un nuovo tentativo di
Golpe, di aver fatto tutto il possibile per il suo paese e per il suo
popolo: “Me
ne vado perché non voglio che la democrazia sia una fase transitoria
del mio paese".
Poco dopo le
sue dimissioni creò insieme ad altri ex dirigenti de UCD il Centro
Sociale Democratico UCD (CDS), partito che si presentò alle elezioni
del 28 Ottobre 1982, e fu eletto deputato per Madrid. Conservò il
suo posto alle elezioni del 1986 e nel 1989, ma nel 1991 si dimise da
Presidente del CDS, dopo gli scarsi risultati della loro formazione
alle elezioni comunali e delle politiche, infine abbandonò
definitivamente il campo.
Quella che
resta oggi non è tanto un eredità politica tout
cour, quanto un eredità morale. Era un uomo
di grande fascino Suarez, quando parla le folle lo amavano e anche
oggi, nonostante la “memoria corta del popolo” sono in molti ad
acclamarlo a Madrid, dove si è svolta la Funzione di Stato che si
concluderà ad Avila, suo paese di origine. Il grande mito della
Politica spagnola era di fatto un uomo di altri tempi. Sempre
elegante, sempre composto ed educato mai aggressivo. Si definiva uomo
di Stato, e ne fu fino all'ultimo il suo servitore più fedele.